
Le opinioni tra gli economisti, ma anche tra gli stessi membri della banca centrale europea, sono discordanti
La Bce, in attesa della riunione di giovedì 16 marzo, conferma la linea dura sui tassi, ma il direttivo è diviso. Christine Lagarde assicura che l’inflazione è “un mostro da abbattere” e per il prossimo meeting ritiene che un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base sia quindi “molto molto probabile”, perché “c’è ancora molto lavoro da fare” (il suo mantra) ed è dunque presto per “dichiarare vittoria” anche se, ci tiene a precisare, “l’obiettivo non è di certo distruggere l’economia”. Il capo economista Philip Lane, considerato un moderato, è dell’avviso che, dopo il rialzo di marzo, si dovrà continuare ad alzare i tassi di interesse. Di quanto? E qui iniziano i guai.
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I banchieri dell’Europa del Nord – sarebbe a dire Germania, Austria e Olanda – sono più “falchi” che mai. Il governatore della banca centrale austriaca Holzmann chiede altri quattro rialzi dei tassi di 50 punti. “La Banca centrale europea – sostiene Holzmann al quotidiano economico tedesco Handelsblatt – dovrebbe aumentare i tassi di interesse di 50 punti base in ciascuna delle prossime quattro riunioni, poiché l’inflazione si sta dimostrando ostinata”.
I quattro rialzi da mezzo punto chiesti da Holzmann porterebbero il tasso di deposito della Bce al 4,5%, ben al di sopra del tasso massimo del 4% prezzato dai mercati. Il numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco, che appartiene al fronte delle “colombe” invita da parte sua la Bce a muoversi con prudenza.
“L’incertezza – ha detto pochi giorni fa – è così elevata che come Consiglio direttivo della Bce abbiamo concordato di decidere meeting by meeting, senza forward guidance. Non apprezzo perciò le dichiarazioni dei miei colleghi circa futuri e prolungati aumenti dei tassi. Non so, non sappiamo abbastanza; per questo posso solo dire, ricordando Eugenio Montale, “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, in questo caso un’inflazione alta e prolungata”.
Dunque, cosa c’è da aspettarsi? Gli analisti di Bloomberg prevedono altri quattro rialzi, che termineranno a luglio, uno di 50 punti a marzo e tre da un quarto di punto l’uno. Questo significherebbe che il tasso sui depositi si attesterebbe al 3,74% a luglio e, molto probailemte restarebbe a quel livello fino a alla fine dell’anno, senza alcun taglio dei tassi, almeno ne 2023.
Inotre, secondo gli analisti di Bloomberg, la Banca centrale europea intensificherà la sua lotta contro questa inflazione “appiccicosa e ostinata”, non solo usando la leva dei tassi ma anche liquidando il suo portafoglio obbligazionario da 5.000 miliardi di di euro e gestendo quindi il Qt, la riduzione del bilancio, a un ritmo più rapido ed incisivo.
Anche Goldman Sachs e Deutsche Bank prevedono entrambi che la Bce rialzerà i tassi fino al 3,75%, anche se si aspettano che lo raggiungano prima, a giugno e non luglio. Morgan Stanley e Barclays sfornano previsioni più aggressive e prevedono un tasso terminale del 4%, corrispondente alle aspettative del mercato monetario.
“La sfida più grande sarà calibrare e comunicare la quantitaà appropriata di inasprimento delle politiche nei prossimi mesi, dati i prezzi dell’energia nettamente inferiori e l’indebolimento della crescita dei prestiti da un lato, e l’inflazione di fondo ancora in aumento dall’altro”, commenta Veronika Roharova, chief economist dell’area dell’euro di Credit Suisse.
Più in generale molti analisti si aspettano che il primo taglio dei tassi della Bce, dal 3,75% al al 3,50%, possa arrivare a febbraio del 2024, seguito da un altro a luglio. “Finora la Bce ha avuto vita relativamente facile poiche’ i tassi erano bassi ed erano dietro la curva”, da detto l’economista di Hsbc Fabio Balboni.
“Ma man mano che i tassi entrano in territorio restrittivo e che l’inflazione di fondo rimane resiliente, aumenterà la divergenza di opinioni tra i membri del Consiglio direttivo che vogliono continuare a spingere i tassi più in alto e quelli che temono il rischio di un eccessivo inasprimento, rendendo più difficile per il direttivo della Bce concordare il futuro”.
Giovedì 16 marzo usciranno anche le nuove previsioni sull’inflazione della Bce, che dovrebbero inviare segnali contrastanti. Gli economisti prevedono un’inflazione complessiva più bassa e un tasso core più alto, mentre le prospettive di crescita economica per quest’anno dovrebbero essere riviste al rialzo e dovrebbero escludere l’eventualità di una recessione.
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