
Dopo la bocciatura delle mozioni di sfiducia contro l’esecutivo Borne, è scoppiata la protesta in tutto il Paese. La sinistra non molla. Si attende l’intervento di Macron
Altra notte di scontri in Francia dove la rabbia non si attenua per la riforma delle pensioni che ormai è diventata legge. Anzi si può dire che il popolo è letteralmente esploso alla notizia della conferma che l’età pensionabile passa da 62 a 64 anni. Non sono infatti passate le mozioni di sfiducia contro l’esecutivo: quella presentata dal partito indipendente Liot, nonostante sia stata votata in maniera trasversale da tutte le opposizioni, non ha raccolto i 287 voti necessari (ne mancavano 9) per far cadere l’esecutivo. Bocciata anche la mozione presentata dal partito di Le Pen.
Dopo il voto, è scoppiata la protesta in tutto il Paese. Almeno 142 persone sono state fermate finora nella capitale dove secondo Tf1 quasi 2.000 agenti sono impegnati a mantenere l’ordine. Oltre a Parigi e Strasburgo, manifestazioni sono avvenute a Digione, dove circa 200 persone hanno manifestato, alcune col volto coperto e incappucciate, gridando “odiamo la polizia“. A Lione circa 500 manifestanti, molti dei quali giovani, si sono radunati in Place Guichard e hanno attaccato la polizia lanciando oggetti, prima di disperdersi in diversi gruppi in diversi quartieri. Un primo bilancio della prefettura riportava due fermi. Due fermi a Saint-Etienne, mentre a Voiron, nell’Isère, è stata vandalizzata, secondo la prefettura, la residenza della deputata di MoDem Élodie Jacquier-Laforge. I manifestanti erano anche diverse centinaia a Lille davanti alla prefettura, dove hanno fischiato quando hanno saputo della bocciatura della mozione di sfiducia. “Sta per esplodere“, cantavano, “Luigi XVI l’abbiamo decapitato, Macron ricominceremo“.
Cortei spontanei e improvvisati hanno fatto irruzione in diversi quartieri di Parigi gridando “La piazza è nostra“, inseguiti dalla polizia. Sono stati incendiati cassonetti, danneggiate vetrine.
Il Paese ora rischia il blocco: le raffinerie chiudono, gli studenti sono pronti a scendere in piazza, i trasporti, la nettezza urbana, la sanità, tutti i settori sono pronti a dare battaglia “fino al ritiro” della riforma, come ripetono Mélenchon e tutti i sindacalisti, più uniti che mai.
Da un punto di vista istituzionale la sinistra ha già presentato un ricorso al Consiglio costituzionale per possibili problemi di legittimità della legge di riforma. Inoltre la sinistra si propone di intraprendere il difficile percorso del cosiddetto “referendum di iniziativa condivisa”, una forma di consultazione varata nel 2015 che prevede l’iniziativa di un quinto dei parlamentari e di un decimo degli elettori (che nel caso della Francia sarebbero circa 4,5 milioni di firme, un obiettivo non scontato). Ma dal punto di vista politico si attende la mossa di Macron, che prenda finalmente la parola per ritrovare sintonia con i francesi. Il presidente francese si rivolgerà domani al popolo rispondendo in diretta tv alle domande dei giornalisti di TF1 e France 2, alle 13.
Nella giornata di oggi intanto Macron procede nelle consultazioni dei massimi rappresentanti dello stato e del governo: la premier Elisabeth Borne questa mattina, i presidenti di Assemblée Nationale e Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher, e i parlamentari della maggioranza questa sera. Fonti dell’Eliseo fanno sapere che esclude al momento uno scioglimento del Parlamento, come anche un rimpasto di governo o la convocazione di un referendum.
FOTO: ANSA/Luciano Fioramonti