
La Bce vuole che Raiffeisen presenti quanto prima un piano ma le sanzioni occidentali e la stretta del Cremlino rendono quasi impossibile l’uscita
La BCE fa pressioni sull’austriaca Raiffeisen Bank International affinché lasci la Russia. Lo scrive l’agenzia Reuters citando cinque persone vicine al dossier. In particolare la Banca centrale europea non vuole che il gruppo chiuda subito tutte le sue attività nel Paese ma che presenti quanto prima un piano d’azione per farlo.
Tutto questo dopo che un alto funzionario statunitense ha espresso preoccupazione per gli affari di Raiffeisen in Russia durante una visita a Vienna il mese scorso.
Raiffeisen, tuttavia, non intende ancora presentare un piano del genere e alcuni funzionari del governo austriaco vedono le mosse come un’ingerenza straniera ingiustificata. Un portavoce ha affermato che sta esaminando le opzioni per la sua attività in Russia “compresa un’uscita gestita con cura” e che sta “accelerando” la sua valutazione, aggiungendo che ha anche ridotto i prestiti nel paese.
L’istituto di credito austriaco è oggi la più importante banca occidentale in Russia, offre un’ancora di salvezza per i pagamenti e rappresenta circa un quarto dei trasferimenti in euro verso il paese.
Uscire dal paese è una strategia di difficilissima attuazione, specie dopo il decreto con cui nell’estate scorsa il governo di Vladimir Putin ha di fatto congelato le exit dei gruppi finanziari occidentali. A ciò si aggiunga che all’orizzonte non si vedono investitori disposti a subentrare alle banche europee su asset dal valore ormai alquanto incerto. Lo dimostra il fatto che dalla Russia è di fatto uscita sinora solo la francese SocGen, incassando peraltro una perdita pesante.
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