
Dal ministro della Difesa e quello dell’Agricoltura, si moltiplicano le voci che chiedono di bloccare la contestata riforma
Nonostante sia uno stretto alleato di Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant, ha chiesto il ritiro della contestata riforma sulla Giustizia per motivi di sicurezza nazionale. Infatti lo steso ministro denuncia gravi spaccature all’interno delle forze armate israeliane.
«Gli eventi in corso nella società israeliana coinvolgono anche le forze armate. Da ogni parte giungono sentimenti di collera, di dolore e di massima delusione di un’intensità che non avevo mai visto prima. Constato come la fonte della nostra forza si sta erodendo. In quanto ministro della Difesa di Israele, io dico nel modo più chiaro che le lacerazioni che si stanno verificando nella nostra società stanno penetrando anche nell’esercito e nelle altre istituzioni di sicurezza».
Ma il ministro della Difesa non è il solo a chiedere uno stop all’iter di approvazione della riforma. Anche il ministro dell’agricoltura Avi Dichter aveva avanzato l’ipotesi di fermare il progetto di riforma «almeno fino al 26 aprile, giorno dell’Indipendenza». Gli ha fatto eco anche l’ex presidente della Knesset Yuli Edelstein chiedendo di fermare l’intero iter di approvazione.
Da diverse settimane lo stato di Israele è travolto da una serie di proteste a causa di una contestata riforma che oltre ad un drastico ridimensionamento dell’autonomia del potere giudiziario prevede che questo venga sottoposto, in alcune sue fasi, al controllo del governo.
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