
L’illegalità nel suo complesso ha eroso alle imprese, in termini di mancato fatturato, ben 23,7 miliardi di euro nel 2022. Considerando anche i costi per assicurazioni e spese difensive di vario generale la cifra sale a 33,6 miliardi
Sono 31 mila le piccole aziende ad elevato rischio di usura. A lanciare l’allarme è Confcommercio in occasione della Giornata “Legalità ci piace!”. «I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura – ricorda il presidente Carlo Sangalli – si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo salvagenti per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla ‘pinna’ della criminalità organizzata».
L’usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%) seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%).
Il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori.
Ingenti anche i costi dell’illegalità: abusivismo, ma anche contraffazione e taccheggio hanno eroso alle imprese, in termini di mancato fatturato, ben 23,7 miliardi di euro nel 2022. Considerando anche i costi per assicurazioni e spese difensive di vario generale la cifra sale a 33,6 miliardi. In totale i posti di lavoro regolari a rischio sono 268 mila.
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