
Nuova giornata di proteste in Francia contro la riforma delle pensioni ma le adesioni sono in calo
Non decolla in Francia il dialogo tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni voluta da Macron. Non è durato nemmeno un’ora il primo contatto fra governo francese e sindacati. Dopo 55 minuti esatti i sindacalisti si sono alzati e sono usciti dall’ufficio di palazzo Matignon. La premier Elisabeth Borne non ha neppure raccolto la richiesta dei leader delle 8 sigle dell’intersindacale, del ritiro incondizionato della legge che aumenta da 62 a 64 anni il minimo dell’età pensionabile.
E così il popolo francese torna in piazza ma l’undicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni fa segnare una flessione nel numero di manifestanti. Secondo le stime riportate dal quotidiano Le Figaro, in tutto il paese protestano 118 mila manifestanti contro i 153 mila del 28 marzo e i 277 mila del 7 marzo, giornata record per la protesta. Il nuovo segretario della Confederation generale du travail, Sophie Binet, però non si arrende, e spiega che di fronte alla “rabbia profonda” contro la riforma previdenziale, il governo “agisce come se niente fosse” e “vive in una realtà parallela“.
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