
La ministra Santanché dice “Riguardo ai meme che circolano in rete mi sono fatta una risata”. Ma i 9 milioni spesi fanno ridere un po’ meno
9 milioni di euro per una Venere di Botticelli trasformata in Barbie che fa slalom fra i luoghi (comuni) italiani, come sottolinea Wired. E questo è noto.
I risultati dell’operazione, che prevede un video e cartelloni per affissioni oltre che ovviamente attività social, secondo i più, mancano totalmente di gusto, stile e originalità. Il concept parte da un esempio di eleganza assoluta e lo espone ai confini del trash, truccandolo da “virtual influencer” con tanto di profilo Instagram (@venereitalia23).
Il punto di partenza poteva forse avere un qualche senso, eppure a questa Venere digitalizzata, con i capelli manomessi (nel quadro sono più lunghi) mentre mangia una bella pizza napoletana sul lago di Como (come Chiara Ferragni in una foto di qualche anno fa – guarda il caso – nella foto), un’altra in cui posa in bici davanti al Colosseo a Roma, una in cui si fa un selfie in piazza San Marco a Venezia e un’altra più rilassata a Polignano a Mare, manca praticamente tutto.
Le scenografie sono il contrario della naturalezza e della semplice bellezza che leghiamo all’Italia: fondali con luci incomprensibili e fotoritocchi un po’ troppo pesanti, come nel caso del Colosseo che in quell’ambientazione praticamente non esiste (specie per la bici). Il messaggio da portare a casa non è chiaro: il payoff è “Open to meraviglia” ma, come giustamente si è chiesto Vittorio Sgarbi, che lingua è?
Armando Testa, l’agenzia che ha curato la campagna, ha proposto un’icona (chissà gli o le altre candidate, sarebbe interessante valutarli) e l’ha calata un po’ artificiosamente in qualche scenario italiano, senza dimenticare il mare, il sole, la pizza e i selfie del turismo mordi e fuggi che ammazza città come Venezia: la Venere “influencer”, come si definisce in video, dà rigorosamente le spalle a ciò che fotografa, cifra ormai universale di un approccio alle città d’arte completamente disinteressato a storia e contesto, dice Wired.
Nel suo tenero tentativo di travestire la Venere da giovane e modaiola viaggiatrice smart di circa trent’anni la campagna è il perfetto cortocircuito comunicativo pensato da boomer per Millennial e Gen Z ma infine destinato a parlare solo ad (alcuni) coetanei, con quel gusto un po’ pataccoso da buongiornissimi e fotomontaggi da Whatsapp. E a riempire i social di meme. E soprattutto, sarà farina del sacco di un essere umano?
Dal canto suo, la ministra Santanché dice “Riguardo ai meme che circolano in rete mi sono fatta una risata. Ho scelto consapevolmente la Venere di Botticelli, un’icona conosciuta in tutto il mondo e simbolo della nostra italianità. È evidente che non la potevamo proporre nella campagna così com’è dipinta, perché uno degli obiettivi di questa campagna internazionale è quello di avvicinare i giovani, abbiamo quindi utilizzato strumenti e linguaggi a loro vicini”.
“Nove milioni è il costo della campagna che faremo in tutto il mondo – ha aggiunto il ministro – ossia gli acquisti degli spazi negli aeroporti, nelle stazioni, nelle città, dagli Stati Uniti d’America all’India, fino a toccare tutti i Paesi e i continenti. Come sempre, quando c’è malafede, vengono veicolate delle informazioni errate, lo fanno solo per avere qualcosa da dire. Non è che la campagna sia costata nove milioni, solo un cretino potrebbe pensare una cosa del genere. Non capisco la critica, la pizza è famosa in tutto il mondo, fa parte della dieta mediterranea e della nostra cucina, che è apprezzata, imitata e copiata in tutto il mondo. Forse viene criticata dalle persone un po’ snob e radical chic che mangiano caviale e salmone, ma la maggioranza degli italiani e dei tanti turisti che arrivano da ogni parte del mondo la apprezzano. Poi, per chi è abituato a bere champagne e a mangiare caviale capisco che la pizza sia un po’ pop”.
“Noi abbiamo il terzo brand al mondo: l’Italia. Lo dico sempre a tutti gli assessori al turismo e ai presidenti delle regioni. Quando andiamo all’estero – ha concluso Santanchè – dobbiamo promuovere l’Italia, poi le sue specificità. Chi viene dall’estero non conosce le nostre città, conosce l’Italia. Non credo sia un giusto metodo di comunicazione promuoverla diversamente, è come se la Coca-Cola promuovesse la caffeina, che è solo un ingrediente della ricetta. C’è voglia di Italia nel mondo. Finalmente il turismo, che è il settore che ha sofferto di più durante la pandemia, sta tornando ai numeri del 2019, un anno storico. Sono certa che il 2023 sarà l’anno del sorpasso di quell’anno pre-pandemico. I dati di Pasqua sono confortanti, in alcune regioni e città i dati del 2019 sono già stati superati. Questa tendenza mi dà la certezza che quest’anno sarà l’anno del sorpasso, magari anche grazie alla Venere di questa campagna, così criticata. Faremo i conti alla fine dell’anno”.