
Per il momento l’annuncio è arrivato ma non sono noti i particolari tecnici. E le ipotesi si sprecano
Le terre rare sono diventate un argomento di spinoso interesse. Il monopolio della Cina e le tensioni geopolitiche potrebbero essere, soprattutto sul lungo periodo, una possibile bomba ad orologeria. In particolare se si considera il fatto che le cosiddette terre rare sono indispensabili per la creazione di oggetti come le batterie ma anche computer e cellulari. Solo per fare qualche esempio. Anche per questo motivo Colin Campbell, un dirigente della divisione powertrain di Tesla ha recentemente annunciato che l’azienda di veicoli elettrici sarebbe intenzionata a eliminare l’uso di terre rare dalla sua produzione.
Troppe incognite sulla catena di approvvigionamento e troppo alta la tossicità del processo produttivo.
Resta però un problema: la sostituzione. Per molti, Tesla che non ha specificato quale sarebbe la sua strategia, potrebbe preferire, in alcuni casi, l’uso di un altro materiale meno performante. Magari più economico e facile da riprodurre.
Tra quelli esaminati, però, quasi tutti hanno un potere magnetico inferiore a quelli solitamente usati da Tesla. Anche in questo caso il problema che si pone è evidente: a far muovere le macchine elettriche non è la batteria ma l’elettromagnetismo Ed è proprio sfruttando questo principio che Tesla ha potuto apportare modifiche notevoli. Eliminare gli elementi che potenziano gli effetti dell’elettromagnetismo ha di fatto lasciati molti analisti perplessi. A questo punto la strategia di Tesla potrebbe, invece, essere un’altra: sfruttare tecnologie, forse, meno efficienti ma che forniscano prodotti efficienti, sfruttabili da una popolazione di ogni fascia di reddito e, soprattutto, che non necessitino di elementi potenzialmente rischiosi come, appunto, le terre rare la cui catena di approvvigionamento rischierebbe di essere irregolare.
Infatti a prescindere dal luogo di estrazione (le terre rare non sono effettivamente “rare” ma presenti in tutto il mondo), gli elementi devono essere inviati in Cina per essere lavorati. Diversificare l’intera catena significherebbe ricreare ex novo non solo strutture ed impianti ma anche un know how che, attualmente, Pechino conosce meglio di tutti e difficilmente potrebbe condividere.
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