
Sebbene il default USA sia un’eventualità remota, non lo è l’aumento di domanda della Cina
Secondo il capo dell’Agenzia internazionale per l’Energia l’Europa potrebbe aver fatto un buon lavoro nel ridurre la sua dipendenza dal petrolio e dal gas russi, ormai a meno del 4% del totale, e mitigare una crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, soprattutto considerando due elementi di primo piano. Un inverno mite, che ha permesso di economizzare sulle scorte, e l’abilità del Vecchio Continente di evitare la tanto temuta recessione. Eppure, nonostante ciò per Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE “non è ancora fuori pericolo”.
Birol ha avvertito che il mercato energetico della regione ha ancora tre ostacoli principali da superare quest’anno.
Il primo è la crescente domanda dalla Cina. Pechino, a causa delle chiusure obbligate dal Covid, ha acquistato meno petrolio e gas. Ma quest’anno le cose andranno in modo ben diverso. E lo stesso si può dire anche per l’inverno che, nei prossimi mesi, potrebbe evolversi diversamente da quanto visto in precedenza. C’è poi anche la questione de default del debito USA. Senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi di fronte al default all’inizio di giugno, sebbene ciò sia considerato improbabile. Da parte sua il presidente Usa si è dichiarato sereno e per nulla preoccupato sull’andamento dei negoziati ma un eventuale default degli Stati Uniti causerebbe un calo della domanda e dei prezzi del petrolio.
Il terzo possibile rischio è il persistere della dipendenza dalla Russia. Sebbene siano stati fatti grandi progressi alcune zone del continente ne hanno ancora una percentuale relativamente alta.
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