
I funzionari dell’istituto di Washington sottolineano comunque che, “sebbene sorprese positive siano possibili nel breve termine, i rischi al ribasso dominano le prospettive di crescita”
Il pil italiano crescerà dell’1,1% nel 2023 e nel 2024 per poi accelerare ulteriormente nel 2025, anche grazie al sostegno del Pnrr, la cui spesa raggiungerà il picco quell’anno. La stima è del Fondo monetario internazionale, che ha rivisto al rialzo la previsione dello 0,7% fissata per quest’anno nel suo Rapporto di aprile. Nella nota diffusa al termine della missione in Italia ex Articolo 4, i funzionari dell’istituto di Washington sottolineano comunque che, “sebbene sorprese positive siano possibili nel breve termine, i rischi al ribasso dominano le prospettive di crescita”.
“La ripresa dalle emergenze sanitarie ed energetiche e il ritiro degli stimoli politici straordinari”, afferma il Fondo, “sposteranno la crescita verso una marcia più bassa”. In generale, l’Fmi prevede “una crescita modesta dei consumi delle famiglie, grazie all’aumento dell’occupazione e a un temporaneo calo del risparmio”.
Tuttavia, “l’inasprimento della politica monetaria e e la graduale eliminazione dei regimi di credito d’imposta per l’edilizia dovrebbero moderare gli investimenti privati”. Al contrario, gli investimenti pubblici, finanziati dal Prrr, “dovrebbero crescere rapidamente”.
Nel complesso, il Fondo stima “una crescita moderata all’1,1% nel 2023 e nel 2024 e un temporaneo aumento a partire dal 2025, quando la spesa del Pnrr raggiungerà il suo picco, moderatamente sopra la tendenza di lungo periodo”. L’inflazione è prevista in graduale calo, ma il ritorno all’obiettivo del 2% è atteso “solo intorno al 2026”.
Nel più lungo termine, si legge ancora nel documento, “il calo della popolazione in età lavorativa sarà un freno alla crescita in assenza di un miglioramento sostenuto della produttività”.
“La piena e tempestiva attuazione del PNR dell’Italia è necessaria per aumentare la produttività e stimolare la crescita potenziale” in Italia.
Secondo i tencici di Washington, “riforme strutturali ambiziose, che favoriscano la produttività, sono una priorità per compensare il freno alla produzione derivante dalla contrazione della forza lavoro dovuta al rapido invecchiamento della popolazione italiana. Ciò richiede misure per ridurre le trappole della disoccupazione e dell’inattivita’, diminuire il ‘nero’ ed evitare di sostenere le imprese in declino”.
Le riforme del Pnrr, sottolinea il Fondo, “sono mirate a colmare numerose carenze che frenano la produttività e dovrebbero essere attuate pienamente e tempestivamente. Il rafforzamento della capacità amministrativa ed esecutiva degli enti locali favorirebbe una gestione efficiente del grande volume di progetti e le misure per accelerare le procedure dovrebbero promuovere la concorrenza e l’integrità delle risorse finanziarie”.
“Sebbene siano possibili sorprese positive nel breve termine, i rischi di ribasso dominano le prospettive di crescita” in Italia. “Un inasprimento più marcato della politica monetaria, causato da un’inflazione più persistente nell’area dell’euro, potrebbe trasmettersi in modo asimmetrico all’Italia e aumentare ulteriormente i costi di finanziamento”.
Ma i rischi elencati dal Fondo nella nota non finiscono qui. “Le nuove tensioni finanziarie globali, innescate ad esempio dall’impasse in corso sul tetto del debito statunitense”, osserva il documento, “potrebbero ridurre la disponibilità di fondi, causando una contrazione della spesa pubblica e privata e ravvivando le preoccupazioni per i legami tra debito sovrano, banche e imprese. Le politiche che rallentano la riduzione del debito pubblico o i ritardi prolungati nel ricevere gli esborsi del Next Generation Eu potrebbero sollevare problemi di finanziamento. L’escalation delle tensioni geopolitiche o gli eventi meteorologici estremi potrebbero creare interruzioni dell’approvvigionamento energetico. Lo stallo nell’attuazione del Pnrr ridurrebbe il sostegno alla produzione e indebolirebbe le prospettive future di produttività”.
Il Fondo individua però anche alcuni elementi che potrebbero giocare in positivo. “La crescita”, sottolinea la nota, “potrebbe rivelarsi più resistente, sostenuta dal miglioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese del settore dei servizi, soprattutto nel comparto del turismo che potrebbe beneficiare della domanda rimasta repressa dei turisti stranieri, in particolare asiatici”.