
Secondo Coldiretti a causa del caro prezzi gli italiani hanno dovuto tagliare le quantità acquistate
Gli Italiani hanno speso quasi quattro miliardi in più per mangiare ma a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate nei primi sei mesi del 2023. E’ quanto stima la Coldiretti che commenta l’aumento dell’11,2 % dei prezzi dei prodotti alimentari, superiore al dato medio dell’inflazione che è scesa a giugno al 6,4%.
«Le famiglie – sottolinea la Coldiretti – tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. La punta dell’iceberg della situazione di difficoltà sono gli oltre 3,1 milioni i poveri che hanno chiesto aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari per un totale di 92mila tonnellate di cibo distribuite negli ultimi dodici mesi. L’emergenza si estende alle imprese agricole colpite dal maltempo che ha decimato i raccolti e dai bassi prezzi pagati alla produzione che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori».
Oltre allo zucchero, che fa registrare il maggior incremento dei prezzi, a pesare è anche la dipendenza dalle importazioni dall’estero. «Se per lo zucchero, che fa registrare il maggior incremento dei prezzi (+46,6 per cento), a pesare – sottolinea la Coldiretti – è la drammatica dipendenza dalle importazioni dall’estero da dove viene oltre l’80% di quello consumato in Italia, in altri settori a pesare è la speculazione. Nel caso del riso che ha fatto registrare un aumento del 32,4 per cento dei prezzi al consumo, gli agricoltori denunciano una vera e propria speculazione con un insostenibile crollo delle quotazioni nelle campagne che ha costretto la Coldiretti a disertare le borse merci in segno di protesta. A fronte dell’esplosione dei costi di produzione sono stati persi quasi 8mila ettari di riso in Italia dove si coltivano quest’anno appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni. Un vero shock con oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità».
FOTO: IMAGOECONOMICA
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