
Il gruppo ha comunque confermato i suoi obiettivi annuali, tra cui un fatturato tra 73 e 76 miliardi di euro e un Ebit tra 4 e 4,4 miliardi di euro
Basf ha chiuso il terzo trimestre 2023 con una perdita netta di 249 milioni di euro contro l’utile di 909 milioni nello stesso periodo del 2022, di riflesso principalmente alle perdite della controllata nell’oil&gas Wintershall Dea, “per fattori straordinari”.
Il fatturato è sceso del 28% a 15,7 miliardi di euro a causa del “significativo calo” dei prezzi e della domanda nelle sue divisioni principali. L’Ebitda è diminuito di quasi il 40% a 1,36 miliardi.
«I volumi delle vendite sono stati considerabilmente più bassi in tutti i segmenti, con l’eccezione dell’automotive», ha spiegato il presidente del consiglio di amministrazione Martin Brudermuller.
Come riporta Radiocor, nel periodo gennaio-settembre, l’utile è calato del 57% a 1,8 miliardi e i ricavi sono arretrati del 22% a 55 miliardi. In questo contesto Basf ha aumentato a un totale di 1,1 miliardi di euro l’anno i risparmi che intende realizzare entro il 2026, sulla scia del piano annunciato a febbraio per migliorare la competitività.
I risparmi sui costi annuali delle aree non legate alla produzione dovrebbe raggiungere 600 milioni entro la fine del 2024 e 700 milioni entro il 2026. Il piano riguarda l’Europa nei settori Global Business Services e Global Digital Services.
Altre misure su queste due divisioni in altre aree geografiche porteranno ulteriori 200 milioni di risparmi e 200 milioni di tagli saranno poi realizzati nelle storiche strutture di Ludwigshafen, portando quindi il totale a 1,1 miliardi. In base ai dati confermati martedì, verranno eliminati 2.600 posti di lavoro netti nei servizi centrali e nella ricerca.
Brudermuller ha anche indicato che il budget quinquennale delle spese in conto capitale della società dovrebbe essere di 24,8 miliardi di euro rispetto alle aspettative originali di 28,8 miliardi e i livelli del 2023 saranno di un miliardo di euro inferiori ai piani originali.
“Stiamo adeguando le nostre spese in conto capitale in risposta alle condizioni attuali”, ha affermato il numero uno di Basf. Il gruppo ha peraltro confermato i suoi obiettivi annuali, tra cui un fatturato tra 73 e 76 miliardi di euro e un Ebit tra 4 e 4,4 miliardi di euro, anche se ora si aspetta che questi indicatori finiscano “nella parte bassa della gamma previsionale”.
Come rilevano gli operatori, Basf è diventato il simbolo di un modello industriale indebolito dalla guerra in Ucraina e dall’impennata dei prezzi dell’energia. Il settore chimico tedesco, che è particolarmente energivoro, oltre ad essere colpito dai maggiori costi che deve sostenere, risente anche del rallentamento della domanda globale.
Per gli analisti di Warburg Research, i risultati del terzo trimestre di Basf sono deludenti, ma la società non ha emesso un profit warning, il che potrebbe offrire un po’ di sollievo ai molti investitori che se lo aspettavano. Più cauti gli esperti di Baader Helvea secondo cui, sebbene Basf non abbia modificato la guidance per il 2023 nei suoi risultati del terzo trimestre, l’azienda tedesca potrebbe essere costretta a farlo, potenzialmente a dicembre per effetto dell’aumento dei prezzi del greggio, senza che vi sia alcun miglioramento della domanda sottostante.
Inoltre, i clienti potrebbero ridurre ulteriormente le scorte per migliorare il loro flusso di cassa alla fine dell’anno.
La riduzione del capex di altri 3 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, dopo averlo ridotto di un miliardo l’anno in corso viene considerata è un’ulteriore misura, accanto alle dismissioni, per garantire i dividendi di Basf nei prossimi anni.
(foto SHUTTERSTOCK)