
Il decreto prevedeva che la visita fiscale potesse avvenire dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 per i dipendenti pubblici, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se è un dipendente del settore privato
Il Tar del Lazio ha annullato il decreto Madia-Poletti, acclarando l’illegittimità della norma che disciplina le fasce orarie di reperibilità e le modalità con cui devono effettuarsi le visite di controllo nei confronti dei dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro per malattia.
A segnalarlo è la Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria spiegando che il Tar ha accolto integralmente le tesi del sindacato esposte dall’avvocato Lorenzo di Gaetano.
Il decreto prevedeva che la visita fiscale potesse avvenire dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 per i dipendenti pubblici, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se è un dipendente del settore privato.
«La mancata armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità – sostiene – ha fra l’altro determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, considerato che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito. Ne è quindi derivata la violazione dell’art. 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di uguaglianza».
«Il Tar ha anche precisato che stante l’effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola” dichiara De Fazio in una nota. Questa sentenza “sancisce una volta in più che i dipendenti pubblici continuano a essere bistrattati e discriminati e che lo Stato va annoverato fra i peggiori datori di lavoro del Paese. Ora continueremo a seguire la vicenda auspicando che si risolva definitivamente, come sarebbe doveroso, per mano politica e via amministrativa, con la riscrittura del decreto ministeriale fedele alla delega di legge, e non ancora in un’aula di giustizia», conclude De Fazio.
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