
Il neo membro del consiglio esecutivo ha tenuto il suo primo intervento, dopo essere succeduto a Flavio Panetta
L’euro digitale è “una vera iniziativa europea” che combinerà alcune delle caratteristiche del contante con quelle dei pagamenti digitali, consentirà pagamenti sia online che offline, da persona a persona, funzionerebbe su una infrastruttura europea e rafforzerebbe resilienza dell’Unione. Lo ha affermato Piero Cipollone, al suo primo evento pubblico da neo componente del Comitato esecutivo della Bce, dove ha sostituito Fabio Panetta, che ha assunto la guida della Banca d’Italia.
Come riferisce Askanews, Cipollone è intervenuto a un dibattito online sull’euro digitale con alcuni europarlamentari. «L’euro digitale non è solo un mezzo di pagamento – ha detto nella sua presentazione iniziale – ma una vera iniziativa europea che deve essere condivisa con tutti i portatori di interessi (stakeholder). Siamo convinti che la moneta non sia solo una questione tecnica e tutti i portatori di interessi devono essere coinvolti. La decisione se di adottarlo è stata ancora presa. Sarebbe una forma digitale dei contanti. Non rimpiazzerà ma complementerà il contante».
Euro digitale, tutto quello che c’è da sapere
«Combinerà alcune delle caratteristiche del contante con quelle dei pagamenti digitali. Sarà disegnato per essere altamente inclusivo – ha proseguito Cipollone – senza lasciare nessuno indietro. Consentirà pagamenti ovunque anche da persona a persona, sia online che fisicamente, assicurerà alti standard di privacy e ovviamente faciliterà i pagamenti offline. Nessun altro strumento offre tutte queste possibilità“. “Perché ci serve un euro digitale? Viviamo in un tempo in cui tutto sta diventando digitale, incluse le preferenze di pagamento delle persone. Vogliamo offrire una forma di contante digitale. L’euro digitale – è la tesi di Cipollone – sosterrebbe la nostra libertà di pagare e la nostra autonomia strategica. Assicurerebbe che ci sia una soluzione di pagamenti sotto la governance europea che poggerebbe su una infrastruttura europea questo rafforzerebbe la resilienza europea“. Consentirebbe anche di “aumentare l’efficienza e di ridurre i costi».
Negli ultimi due anni è stata effettuata la fase investigativa sul “disegno di prodotto” dell’euro digitale. «Dal primo novembre è stata iniziata la fase di preparazione per focalizzarci sullo sviluppo, finalizzare lo schema, che consiste in un singolo insieme di regole standard, secondo per iniziare a contattare i possibili provider e. terzo, continuare a sperimentare. Nel corso di questo processo la Bce farà gli aggiustamenti appropriati in linea con le deliberazioni legislative che vanno avanti in parallelo. A ottobre 2025 il consiglio direttivo deciderà se lanciare la prossima fase», ha ricordato.
«Un ampio sostegno politico è cruciale prima di decidere. La decisione verrà presa solo quando il processo legislativo sarà stato completato ed è concepibile solo se c’è un ampio supporto politico del pubblico». Ma “dato che l’euro digitale sarebbe una passività della Banca centrale“, secondo l’istituzione “la decisione se emetterlo spetterebbe alla Bce“, ha sostenuto.
Infine, «la Bce sostiene pienamente la proposta di dargli per corso legale, che significherebbe la possibilità di usarlo in ogni negozio che usa pagamenti digitali. La Bce sostiene pienamente anche la proposta che la gente possa ricevere l’euro digitale alla banca presso la presso cui ha un conto corrente, senza doversi rivolgere a un altro provider».
Inoltre, sull’euro digitale i tecnici di Bce e Eurosistema delle banche centrali si sono orientati, per ora, a prevedere un limite di 3.000 euro sull’ammontare che ogni cittadino potrà detenere. Sarebbe un livello “di equilibrio” per garantire, da un lato la libertà sulle necessità di pagamento dei cittadini e, dall’altro, l’esigenza di assicurare che le banche dispongano di fondi da incanalare su finanziamenti alle imprese. Ma quando si avvicinerà la fase di effettiva decisione di adozione dell’euro digitale questo limite potrebbe essere rivisto.
«Per renderlo in termini semplici, ci servono limiti sulla detenzione perché parliamo di un mezzo di pagamento e non di un contenitore di valore. Oggi i cittadini hanno i loro risparmi su un conto bancario. Le banche usano questi fondi per effettuare prestiti alle imprese. E questo è il modo di incanalare parte dei risparmi. Supponiamo che tutti portino via dalle banche depositi e li mettano in euro digitali: le banche non avrebbero liquidità per prestare alle imprese e questo aprirebbe una grave frattura nell’economia», ha spiegato il banchiere centrale.
«Perché le imprese hanno bisogno di liquidità per condurre le loro attività. Quindi dobbiamo stare attenti su questo aspetto, perché sarebbe come un pesante freno all’economia. Ci abbiamo pensato per un po’ e ci aggiriamo attorno a 3.000 euro» di limite sulla detenzione di euro digitali.
«E’ un limite molto alto per quello che sappiamo, ci stanno stime secondo cui metà dei cittadini Ue hanno metà di questa cifra nei loro conti bancari”. Quindi prevediamo «un ammontare che sia sufficiente le necessità di tutti i giorni. Dobbiamo bilanciare la libertà delle persone con le possibili conseguenze e questo potrebbe essere estremamente pericoloso in caso di bank run. La gente potrebbe spostare immediatamente i fondi fuori dalla banca e portare al suo fallimento. Questo avrebbe conseguenze gravi sulla stabilità finanziaria. Quindi dobbiamo trovare il giusto equilibrio, riteniamo che la calibrazione vada fatta a 3.000 euro, sembra un numero che consentirebbe le necessità di pagamento delle persone senza danneggiare le capacità di erogare i prestiti delle banche. Ma potremmo rivedere questo ammontare – ha concluso Cipollone – quando ci avvicineremo alla emissione».
(foto ANSA)