
Il dato è il più altro da febbraio, solo il mese scorso era a 6,7%. Le cause sono la debolezza del rublo, la spesa pubblica e la mobilitazione militare in Ucraina
Il tasso d’inflazione annuale in Russia è salito al 7,5% . Il risultato è in linea con la stima della Banca di Russia, secondo cui la debolezza del rublo, l’ampia spesa pubblica e la crisi della forza lavoro innescata dalla mobilitazione militare in Ucraina hanno esacerbato i rischi di rialzo dell’inflazione.
I prezzi al consumo sono aumentati per i generi alimentari (6,4% rispetto al 6% di ottobre), i beni non alimentari (5,6% rispetto al 5,1%) e i servizi (10,6% rispetto al 9,9%). Su base mensile, l’inflazione è cresciuta dell’1,1%, il massimo da aprile 2022.
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Sebbene il presidente Vladimir Putin continui a ripetere che la Russia sta resistendo alle sanzioni, il conflitto in Ucraina, scoppiato alla fine di febbraio 2022, sta pesando molto sulle finanze e sull’economia interna.
Di fronte all’accelerazione dell’inflazione, Putin ha esortato il suo governo e la Banca centrale russa (BCR) a “ridurre l’inflazione” in modo “coordinato”, avvertendo che la pressione esercitata dalle sanzioni sarebbe aumentata. Il problema è che mentre la BCR si è posta l’obiettivo di contenere l’inflazione, il ministero delle Finanze vuole innanzitutto ridurre la volatilità del rublo, due azioni che richiedono leve d’azione diverse.
In realtà, molti russi, segnati dalla crisi economica del 1998 che ha inghiottito i loro risparmi, temono di vedere le loro risorse economiche e il loro potere d’acquisto ridursi ulteriormente. Negli ultimi mesi, la BCR ha già alzato più volte il tasso di riferimento per frenare l’inflazione, accompagnata dall’indebolimento del rublo, che negli ultimi giorni si è stabilizzato sotto la soglia simbolica dei “100 rubli per dollaro”. Ufficialmente, la Russia punta a un’inflazione di circa il 4%.
Ma gli osservatori non vedono buone prospettive per un rallentamento dell’aumento dei prezzi nei prossimi mesi. Il governo ha previsto che le spese per la difesa aumenteranno di quasi il 70% l’anno prossimo, raggiungendo il 6% del Pil nazionale, una spirale che potrebbe causare un’ulteriore accelerazione dell’inflazione, ha già avvertito la BCR.
Tanto più che, sotto il peso delle sanzioni e la determinazione degli europei a porre fine alla loro dipendenza energetica da Mosca, i ricavi dalla vendita di idrocarburi sono diminuiti del 26,3% tra gennaio e ottobre di quest’anno, secondo gli ultimi dati del ministero delle Finanze.
(foto SHUTTERSTOCK)