
Diritti e doveri di chi vuole tutelare un bene pubblico
Arrivano alcuni chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate circa le agevolazioni meglio note come Art Bonus e riguardanti tutti coloro che sono intenzionati a tutelare il patrimonio pubblico italiano. Stando a quanto reso noto, infatti, il bonus vale solo nel caso di beni con valore culturale pubblico intendendo con “appartenenza pubblica” un bene culturale acquisito da un ente pubblico tramite di una “azienda speciale”. Esclusa, invece, la concessione di uno spazio pubblico da parte di un ente pubblico per finalità espositive perché privo del requisito di “appartenenza pubblica”. Escluse anche le donazioni non finalizzate al recupero di un “bene culturale pubblico”.
Ma cos’è l’Art Bonus? Si tratta di un credito d’imposta introdotta dal Dl n. 83/2014 (articolo 1), una misura nata per sviluppare e favorire le strategie di investimento a sostegno e tutela del patrimonio culturale italiano. L’iniziativa, in realtà, è una proroga di quanto deciso come aiuto per gli anni dal 2014 al 2016 resa permanente, poi, dal 2016 in poi nella legge di Stabilità. Il beneficio, sotto forma di credito di imposta, è suddiviso in tre quote annuali di pari importo pari al 65% delle erogazioni liberali effettuate tramite sistemi tracciabili, in denaro e non come fornitura gratuita di beni o prestazioni di servizio. L’agevolazione è rivolta a persone fisiche ed enti non commerciali, nei limiti del 15% del reddito imponibile, e i soggetti titolari di reddito d’impresa, nei limiti del 5 per mille dei ricavi annui.
Infine l’Agenzia ricorda l’obbligo, da parte dei fruitori, di comunicare mensilmente al Ministero della cultura l’ammontare delle erogazioni liberali ricevute anche nei siti web in una pagina dedicata e visibile al pubblico.
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