Il Giubileo del 2025 è alle porte, a dicembre la Porta Santa in Vaticano si aprirà e il mondo avrà gli occhi puntati su Roma. La città da tempo si sta preparando, i lavori sono partiti, la Capitale è un grande cantiere: tante le opere e le infrastrutture che serviranno per migliorare mobilità e trasporto per l’evento più importante dell’anno.
Le risorse arrivate a Roma Capitale in occasione del Giubileo sono importanti, cifre mai viste prima, come gli interventi che, forse non rivoluzioneranno Roma ma la renderanno di fatto una capitale più vicina alle metropoli europee. Mobilità e trasporto sono fondamentali per questo scatto in avanti e la persona più indicata per parlarne è l’Assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patanè, che ha rilasciato a Business24tv un’intervista condotta dal nostro direttore editoriale Matteo Vallero. Tanti i temi affrontati dalle infrastrutture, ai nuovi progetti per la mobilità di Roma fino alla sicurezza stradale.
Il Giubileo 2025 è alle porte e Roma ha ottenuto molte risorse dal Ministero Infrastrutture e dal Pnrr per Infrastrutture e Mobilità nella Capitale, parliamo di cifre importanti. Come sono suddivisi i fondi e a che punto sono gli investimenti sui progetti specifici?
«Abbiamo avuto una buona congiuntura astrale abbiamo potuto usufruire di risorse del Giubileo stabilite dal Commissario e Presidente del Consiglio, dal dpcm 52 azioni di mobilità per circa 500 mila euro, ma allo stesso tempo abbiamo potuto usufruire su risorse Pnrr e risorse che normalmente arrivano con bandi ministeriali, complessivamente siamo intorno a una cifra di 6,7 mld sulle infrastrutture di Roma. In tutti gli asset più importanti della mobilità. Sapevamo che la parte più complicata sarebbe stata quella dell’iter burocratico che poi porta all’apertura dei cantieri questi due anni ci siamo dedicato a questo anche con l’aiuto dei commissari di governo che hanno facilitato la parte burocratica, oggi 2024, che è considerato il nostro anno 0, apriamo i cantieri e per la maggior parte delle opere, saremo pronti per il dicembre 2024. Per l’apertura della Porta Santa».
A proposito dei progetti sulla mobilità per il Giubileo 2025, lei spesso ha parlato di rilancio della “cura del ferro”. Quali sono i progetti nello specifico e quanto è stato o verrà investito in questo tipo di mobilità?
«Con la cura del ferro si intende puntare sui tre asset fondanti del ferro, le linee di forza del trasporto rapido di massa: sul tram, metropolitane e nodo ferroviario di Roma, su questi tre asset si basa la maggiore parte della mobilità di Roma, sia i pendolari che vengono da fuori sia per la mobilità cittadina. Stiamo investendo dei 6,7 mld complessivi, 5,3 sul ferro, l’80%. 3,9 mld solo sulla metro C, infatti abbiamo aperto i cantieri a Piazza Venezia ma arriveremo fino a Farnesina, una tratta già finanziata dal governo per questo devo ringraziare i governi, prima Draghi e ora Meloni.
Ma abbiamo anche il finanziamento di quattro tranvie molto importanti: la Termini Vaticano Aurelio, Verano Tiburtina, hub multimodale, Termini Giardinetti Tor Vergata e infine la Togliatti, che è la tranvia tangenziale di Roma. Accanto a questo c’è tutta la sostituzione della flotta del materiale rotabile su ferro, la Gara più grande d’Europa che c’è stata con 121 tram gara di circa 500 milioni e l’acquisto dei treni della metropolitana, che metteremo sulla linea B la più carente al momento. Indotto importante le società che hanno partecipato alle gare, hanno partecipato i più grandi player internazionali e questo è per noi e per Roma un grande orgoglio, fino a qualche anno fa il mercato non era così attrattivo su Roma».
Rivoluzione verde e transizione ecologica, sono i temi del momento anche considerando le risorse provenienti dal Pnrr. Quali sono le opere e i progetti su Roma? Quanto si investirà per la mobilità sostenibile?
«Non esiste oggi una visione di mobilità che non sia basata sulla multimodalità dello spostamento. Prima noi pensavamo di fare uno spostamento dal punto A al punto B con la nostra autovettura e finiva lì, oggi non esiste più. Oggi dobbiamo avere come architrave portante il trasporto pubblico e dobbiamo dare al cittadino la possibilità di percorrere l’ultimo miglio con tanti vettori diversi. Anche con loo sharing che noi per esempio con i monopattini li abbiamo voluti e regolamentati. Questo però significa anche creare infrastrutture per questo, creare qualità di infrastrutture, che non è solo quanti chilometri ma nella loro qualità. Creare stazioni che dialoghino con la città non più non luoghi ma posti da vivere con tutti i servizi possibili per ridurre la capacità di spostamento. Entro 2027 stazioni multimodali e quello che stiamo facendo».
L’intervista completa a Eugenio Patanè (Assessore Mobilità Roma Capitale) andata in oda sul canale 410 del digitale terrestre
Parliamo del Grab, il progetto del grande raccordo anulare per biciclette. Si farà, dove e come e cosa ci può dire a riguardo? Quanto è stato investito?
«Si farà perché non è soltanto un’infrastruttura, non è una pista ciclabile, è qualcosa di più, rappresenta qualcosa di simbolico. Ricordiamo che agli inizi degli anni ‘50 a Roma si costruì il GRA, che era nient’altro che un monumento alle autovetture, con una sorta di civettuola arroganza l’ingegnere che lo progettò gli diede il suo nome, Eugenio Gra. Ma era quello un monumento a una mobilità nuova, che si affacciava nel nostro Paese, mobilità attraverso le macchine. Quella stessa mobilità che oggi noi proviamo a cambiare.
Si passa dal Gra al Grab, si tratta di un anello circolare, non più intorno alla città intorno al centro storico che collega tutti i punti più importanti della città: da un punto di vista monumentale, archeologico, ambientale, delle bellezze della città. Essendo circolare è un itinerario tangenziale che incrocia tutte le piste ciclabili che stiamo realizzando, diventa non solo pista cicloturistica ma strumento di mobilità molto importante per chi vuole raggiungere un itinerario casa lavoro, costa 14 mln lo facciamo grazie al ministero. A giugno partiremo con i cantieri con il primo lotto davanti al Colosseo, davanti all’Arco di Costantino. Ridurremo quella che è una vera e propria autostrada, la convertiremo a una moderna arteria in cui sono presenti le vari forme di mobilità, autovetture, mezzi pubblici, ciclabilità e pedonalità. Riqualificare e riformulare lo spazio pubblico è un obiettivo che tutte le città si devono porre».
Altro macrotema decisamente più ostico la Ztl. C’è stato già un rinvio a fine 2024. Può spiegare quanto è stato investito in questo progetto? Quali sono i particolari, ovvero cosa devono aspettarsi i cittadini romani? In cosa consisterà allargare l’area Ztl anche a quartieri periferici? Sono previste delle forme di incentivo per la sostituzione delle automobili e dei mezzi privati?
«Non è un provvedimento di mobilità ma di salute pubblica. Abbiamo avuto due sentenze di condanne da parte della Corte di Giustizia Europea come sistema Paese per 12 siti in Italia che avevano sforato i limiti di due inquinanti che sono nocivi per la salute delle persone Pm10 e nO2. Le regioni dove questi siti si trovano hanno dovuto fare un piano della qualità dell’aria che ha prodotto delle restrizioni. Quello che guida non è la mobilità ma la salute pubblica. Oggi a Roma abbiamo solo una centralina che sfora sull’nO2 che è la centralina di Fermi e altre due che sforano le pm10. Quindi abbiamo migliorato la situazione. Proseguiremo con l’apposizione delle telecamere perché ce lo impone il piano della qualità dell’aria regionale, stabiliremo le limitazioni insieme alla Regione Lazio, noi possiamo proporre modifiche a seconda della situazione degli inquinanti».
«A questo è un punto dal quale non si torna indietro, le low emission zone che sono ormai patrimonio dell’Europa, ci sono a Milano, Londra, Parigi, Berlino, Bruxelles, Barcellona in qualsiasi capitale, perché dobbiamo tentare di limitare quanto più possibile i veicoli inquinanti ma il ricambio della flotta ci serve perché avere veicoli più nuovi significa lavorare anche sulla sicurezza stradale. Tutti i nuovi veicoli hanno equipaggiamenti tecnologici tali da limitare al massimo il numero di incidenti e siccome abbiamo una quantità di morti sulle nostre strade che sono da bollettino da guerra. Sono previste forme di incentivo statali, per questo ringraziamo il governo ma anche a livello locale il piano della qualità dell’aria regionale ci da 5 milioni all’anno per incentivare i veicoli commerciali il trasporto pubblico non di linea come i taxi o Ncc. Chi volesse rottamare l’autovettura senza comprarne una nuova. Tutto questo può aiutarci a trasformare la città da auto-centrica a multimodale».
Quella dell’Assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patanè è una visione moderna e, se vogliamo romantica del cambiamento che ha in mente per Roma, lui stesso l’ha definita una visione “utopica”, ma non nel senso di irrealizzabile, al contrario, di quelle idee visionarie che possono rivoluzionare il mondo. Roma ne ha bisogno e ambisce a diventare sempre più il centro del mondo e questo passa, per ovvi motivi dai grandi eventi, come può essere il Giubileo 2025. Occasioni che possono far crescere e migliorare la città come anche la mentalità dei suoi cittadini.