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Caso Daniels: Trump non sarà condannato prima delle elezioni, giudice rinvia data al 26 novembre

Maria Vincenza D'Egidio
6 Settembre 2024
Caso Daniels: Trump non sarà condannato prima delle elezioni, giudice rinvia data al 26 novembre
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Trump: “Bene il rinvio della pena, ora caso annullato. E’ una caccia alle streghe”

L’ex presidente Donald Trump non sarà condannato per il caso di corruzione a New York prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre, ha stabilito un giudice.

Il giudice Juan Merchan ha rinviato a dopo le elezioni la decisione della pena contro Donald Trump per il caso dei pagamenti in nero alla porno star Stormy Daniels prevista il 18 settembre. Il tycoon per questa causa penale rischia fino a 4 anni di carcere.

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La data della sentenza, fissata per il 18 settembre, avrà invece luogo il 26 novembre, ha stabilito il giudice della Corte Suprema di Manhattan Juan Merchan in un’ordinanza di quattro pagine.

Il caso è incentrato su un pagamento di 130.000 dollari effettuato dall’allora avvocato di Trump, Michael Cohen, per impedire alla pornostar Stormy Daniels di parlare prima delle elezioni presidenziali del 2016 di una presunta avventura di una notte con Trump anni prima. Trump ha rimborsato Cohen a rate mensili dopo aver vinto le elezioni.

A metà luglio Trump aveva chiesto al giudice Juan Merchan di archiviare il caso e annullare i verdetti di colpevolezza nei suoi confronti, alla luce di una sentenza della Corte Suprema che aveva concesso agli ex presidenti “l’immunità presuntiva” per i loro atti ufficiali in carica.

L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg ha risposto che quella sentenza era irrilevante per il caso di risarcimento danni e non avrebbe sostenuto l’annullamento del verdetto della giuria, anche se fosse stato applicabile.

La sentenza della Corte Suprema del 1° luglio aveva già spinto Merchan a rinviare di oltre due mesi la sentenza di Trump, originariamente prevista per l′11 luglio.

Gli avvocati di Trump hanno ripetutamente cercato di convincere Merchan a ricusarsi dal caso. Lo hanno accusato di faziosità politica prima e durante il processo, in gran parte a causa del lavoro della figlia adulta per uno studio politico i cui clienti includono democratici di alto profilo come il presidente Joe Biden.

Merchan ha respinto due richieste di ricusazione prima del processo, iniziato a metà aprile e conclusosi a fine maggio con la condanna di Trump per 34 capi d’imputazione per falsificazione di documenti aziendali.

Il 13 agosto, Merchan ha respinto la terza richiesta di ricusazione di Trump, descrivendo uno dei suoi argomenti, un attacco all’ordine di bavaglio ancora in vigore che limita alcune delle dichiarazioni di Trump relative al caso, come nient’altro che un tentativo di esprimere lamentele contro le sentenze di questa Corte.

Un giorno dopo, il team di Trump ha esortato Merchan a posticipare la data della sentenza fino a dopo le elezioni del 5 novembre.

«La sentenza è attualmente programmata per essere pronunciata dopo l’inizio del voto anticipato per le elezioni presidenziali», hanno osservato in un fascicolo in tribunale.

Rinviare la data della sentenza, hanno sostenuto, «ridurrebbe, anche se non eliminerebbe, i problemi riguardanti l’integrità di qualsiasi procedimento futuro».

Trump ha anche provato, senza successo, a spostare il caso del hush money alla corte federale. Mercoledì gli avvocati di Trump hanno chiesto a una corte d’appello federale di sospendere un ordine della Corte distrettuale degli Stati Uniti che rinviava il caso alla corte dello stato di New York.

Giovedì, l’ufficio di Bragg ha comunicato alla corte d’appello in una lettera che Merchan aveva indicato che avrebbe reso nota venerdì la sua decisione se rinviare o meno la data della sentenza di Trump.

Donald Trump ha accolto con favore la decisione del giudice Juan Merchan di rinviare al 26 novembre, quindi dopo il voto, la sentenza sulla pena nel caso dei pagamenti in nero alla porno star Stormy Daniels.

E ha commentato in un post sul suo social media Truth, il tycoon ribadisce che si tratta «di una caccia alle streghe contro di lui e chiede che il caso sia annullato in base alla sentenza della Corte suprema americana sull’immunità».

FOTO: Ansa
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