Secondo i dati Istat la povertà assoluta in Italia nel 2023 è risultata in aumento arrivando al 13,8% con cambiamenti che vanno dal l’incidenza del 12,9% del Nord, al 15,5% del Sud.
Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 748mila, (12,4%) mentre le altre tipologie arrivano al 25,6%. Le famiglie numerose sono particolarmente colpite dal momento che il fenomeno diventa più pressante con l’aumentare dei figli (6,6% per le coppie con un figlio minore, 11,6% per quelle con due figli minori) e rimane comunque elevata tra le famiglie monogenitore con minori (14,8%).
Anche la cittadinanza è un elemento discriminante. L’incidenza di povertà assoluta delle famiglie con minori composte solamente da italiani arriva alall’8,2% ma diventa 41,4% per le famiglie con minori composte unicamente da stranieri (34,1% riguarda famiglie con minori in cui ci sia almeno uno straniero).
Immediato il commento dell’Unione Nazionale Consumatori “E’ record storico! Si tratta di dati drammatici e vergognosi, non degni di un Paese civile! La povertà assoluta, infatti, non resta affatto stabile, ma peggiora, raggiungendo un primato sia rispetto alla percentuale delle famiglie in povertà assoluta, l’8,4%, che supera il precedente primato del 2022 quando era 8,3%, sia rispetto al numero di famiglie, 2 mln e 217 mila contro 2 mln e 187 mila del 2022, sia rispetto al numero di individui, 5 milioni e 693 mila, che batte il dato del 2022 quando erano 5 mln e 674. L’unico valore apparentemente stabile, è la percentuale di individui poveri, 9,7%, ma solo grazie agli arrotondamenti, visto che nel 2023 è in realtà 9,73% mentre nel 2022 era ferma a 9,69%. Insomma, mai così tanti poveri assoluti nel nostro Paese” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Una dimostrazione del fatto che bisogna fare molto di più per aiutare chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, per esempio nella prossima manovra concentrando le risorse su chi ha meno di 28 mila euro, rinviando gli aiuti per quelli che arrivano fino a 40 mila euro che non devono certo attendere l’arrivo dello stipendio per poter andare a fare la spesa” prosegue Dona.
“Ad esempio, l’aver ridotto, per i bonus sociali sulle bollette di luce e gas, la soglia Isee che era stata aumentata dal Governo Draghi, facendola scendere da 15.000 euro a 9.530, quando invece avrebbero dovuto alzarla ulteriormente, è stata una pessima scelta da parte del Governo Meloni. Il caro vita, poi, e l’inflazione alle stelle, certo non contrastata con la sceneggiata del Trimestre Anti-inflazione, ha dato il colpo di grazia definitivo agli italiani in difficoltà” conclude Dona.