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Economia

Risparmio, gli italiani sono prudenti nella gestione del denaro

Maria Lucia Panucci
31 Ottobre 2024
Risparmio, gli italiani sono prudenti nella gestione del denaro
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Dal punto di vista della cultura finanziaria c’è ancora parecchio lavoro da fare, soprattutto in tema di utilità e concretezza

Negli ultimi 10 anni il risparmio degli italiani ha continuato a crescere, arrivando oggi a superare 5 mila miliardi, permettendo così all’Italia di piazzarsi ai primi posti tra i paesi della Ue per propensione al risparmio. Si tratta di un dato importante ma le note dolenti non mancano. Dobbiamo per esempio continuare a lavorare sul fronte dell’educazione finanziaria delle giovani generazioni. Il dato sull’alfabetizzazione finanziaria degli italiani, seppur in crescita negli ultimi anni, ci pone ancora al di sotto della media dei Paesi Ocse. In occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata come ogni anno da Acri, abbiamo affrontato questi temi con la Fondazione Anima che ha realizzato la ricerca dal titolo L’educazione finanziaria vista dagli italiani.

Secondo la vostra indagine gli italiani sono prudenti nella gestione del denaro, anche quando hanno una situazione finanziaria solida. Perché? E’ un bene?

«È una questione di misura: controllare le spese, indebitarsi con prudenza sono, in generale, principi sani. Se però il risparmio resta interamente bloccato sotto forma di deposito, allontana la possibilità per le persone di realizzare i progetti a cui loro stessi ambiscono, e si finisce con il ridurre il potere d’acquisto».

Chi influenza gli italiani sulle questioni legate al denaro?

«Quando si tratta di prendere decisioni finanziarie, la maggior parte degli italiani non agisce in autonomia. I principali fattori di influenza sono il coniuge o il partner. La tendenza a rivolgersi al proprio compagno è più marcata per le donne (49%), ma significativa anche negli uomini (44%). Mentre in passato il decisore principale nelle questioni economiche familiari era generalmente la figura maschile, spesso in quanto unico o principale percettore di reddito, oggi le famiglie tendono a favorire un approccio più dialogico e collaborativo nelle decisioni finanziarie. Inoltre, il dibattito sulle questioni economiche non è limitato alla sfera domestica; per molte famiglie, l’apporto di professionisti del settore finanziario, come operatori bancari e consulenti finanziari, gioca un ruolo cruciale nei processi di informazione e decisione».

Quali sono in generale le “buone pratiche” da seguire per risparmiare?

«Se intendiamo il risparmio come capacità di accantonare parte del reddito, in questo gli italiani sono sicuramente da promuovere, anche se le strategie per il controllo del budget che le persone mettono in atto non sono sempre evolute. La ricerca, nella sua fase qualitativa, ha individuato casi di persone che ancora ricorrono alla pratica contadina delle “buste”: all’inizio del mese, lo stipendio (in contanti) viene fisicamente diviso in buste di carta che contengono i soldi per la spesa, l’affitto, le bollette, etc. È il principio dei “conti mentali” concretizzato».

Foto Imagoeconomica

Se è vero che siamo dei grandi risparmiatori è vero anche che siamo poco inclini ad investire. Eppure, l’investimento può risultare anche molto redditizio. Che consigli possiamo dare in merito?

«In un contesto di crescente cauto ottimismo economico, è essenziale incoraggiare una maggiore inclinazione verso l’investimento. Gli italiani potrebbero beneficiare di una maggiore educazione finanziaria, che spieghi i vantaggi degli investimenti rispetto al semplice risparmio su un conto corrente. Investire può aiutare a far crescere il capitale nel tempo, compensando l’impatto dell’inflazione e aumentando la sicurezza economica futura».

Quando e su cosa è il caso di risparmiare e quando invece conviene investire?

«È fondamentale assumere un atteggiamento equilibrato tra risparmio e investimento. Innanzitutto, è importante stabilire un fondo di emergenza prima di iniziare a investire, in modo tale da poter fronteggiare spese impreviste. Una volta raggiunto un certo livello di risparmio, allora si può cominciare ad investire in base agli obiettivi finanziari personali, al profilo di rischio e all’orizzonte temporale. In questo contesto, l’educazione finanziaria gioca un ruolo fondamentale per favorire una gestione responsabile delle risorse finanziarie, ridurre l’indebitamento e migliorare la qualità della vita degli individui. Le evidenze scientifiche supportano l’idea che un’adeguata educazione finanziaria contribuisca non solo al benessere personale, ma anche alla stabilità economica complessiva delle società».

In generale gli italiani conoscono poco le materie ed i temi finanziari. Come risolvere questo problema e come diffondere la cultura finanziaria nel nostro Paese?

«Dalla ricerca di Fondazione ANIMA emerge come dal punto di vista della cultura finanziaria ci sia ancora parecchio lavoro da fare, soprattutto in tema di utilità e concretezza. Per uscire da questa situazione, una soluzione potrebbe essere l’adozione di un approccio di “marketing istituzionale”, partendo dai bisogni concreti delle persone per strutturare proposte utili e coinvolgenti di educazione finanziaria».

Come ha tenuto a sottolineare Maria Patrizia Grieco, Presidente di Fondazione Anima e Presidente di Anima Holding, in occasione dello studio fatto sul tema, gli italiani sono abituati a gestire le proprie finanze in maniera autonoma ma sono disponibili a prendere parte a iniziative di educazione finanziaria, a patto che siano comprensibili, dirette e mostrino soluzioni concrete. La strada sarà lunga ma presenta numerose opportunità, sia per favorire l’inclusione dei segmenti di popolazione meno prepara­ti, sia per potenziare le competenze di quelli già attivi, che rappresentano la spina dorsa­le socioeconomica del nostro Paese.

FOTO: SHUTTERSTOCK
  • risparmio
  • educazione finanziaria
  • anima
  • fondazione anima

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