Al via a Palazzo Chigi la tanto attesa riunione fra governo e sindacati sulla manovra finanziaria, la terza del governo Meloni.
Per l’esecutivo sono presenti il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. E’ Meloni a presiedere la riunione che si sarebbe dovuta svolgere la scorsa settimana, ma è stata rinviata ad oggi perché la premier era influenzata.
«La manovra di bilancio è in continuità con le scelte che il Governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie. Abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo – ha detto la Meloni. – Lo considero un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici».
Durante l’incontro la premier ha tenuto a precisare che in materia di imposte viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. «È chiaramente intenzione del governo intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo».
Per i sindacati sono presenti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.
«Per quello che ci riguarda c’è bisogno di un cambiamento radicale di questa Manovra e c’è bisogno di andare a prendere i soldi dove sono, queste sono le nostre richieste. Vediamo per quale ragione ci hanno convocato solo ora, perché non è mai successo che un governo presentasse una manovra senza un confronto con le forze sindacali – ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, fuori palazzo Chigi. – Che vi sia o meno ancora spazio per contrattare con il governo “non dipende da noi, perché abbiamo avanzato richieste precise: servono risorse per i contratti, bisogna mettere soldi sulla sanità e abbiamo bisogno di una vera riforma fiscale, quindi non flat tax e concordati. Serve poi una riforma fiscale che vada a prendere i soldi dove sono, tassando profitti, extraprofitti, rendite finanziarie, e rendite immobiliari. Infine bisogna superare la precarietà e stabilire politiche industriali degne di questo nome” anche perché il governo “ha tagliato soldi per il Mezzogiorno e quelli per il settore automotive».