L’inflazione australiana è salita dai minimi di tre anni a novembre, grazie all’aumento dei costi dell’elettricità. I dati dell’Ufficio australiano di statistica di oggi hanno mostrato che l’indice mensile dei prezzi al consumo è aumentato ad un ritmo annuale del 2,3% a novembre, rispetto al 2,1% del mese precedente e appena sopra le previsioni del mercato del 2,2%.
I prezzi dell’elettricità sono balzati del 22% a novembre, ma ciò è dovuto in gran parte alla tempistica degli sconti governativi. Le sovvenzioni per l’elettricità da parte dei governi federale e statale hanno comunque abbassato i prezzi del 21,5% rispetto all’anno precedente.
L’inflazione core è scesa al 3,2% annuo dal 3,5%, avvicinandosi alla fascia target della Reserve Bank of Australia, che va dal 2% al 3%.
La banca centrale ha mantenuto i tassi di interesse fermi da oltre un anno, ritenendo che il tasso di liquidità del 4,35%, in aumento rispetto al minimo storico dello 0,1% durante la pandemia, sia sufficientemente restrittivo per portare l’inflazione nella sua fascia obiettivo, preservando al contempo i guadagni occupazionali.
Il mercato del lavoro è rimasto sorprendentemente resistente. I dati pubblicati sempre oggi hanno mostrato che i posti di lavoro vacanti sono rimbalzati nel trimestre di novembre, interrompendo nove trimestri di cali.
La banca centrale ha inaspettatamente assunto un atteggiamento dovish il mese scorso, dato che la crescita economica è rimasta anemica. Un taglio dei tassi a febbraio renderà più facile per il governo laburista di centro-sinistra convocare le elezioni anticipate, previste entro maggio.