Il 42% degli italiani afferma di non ricevere alcun supporto psicologico né benefit legati al benessere mentale sul posto di lavoro: un dato preoccupante, soprattutto considerando che lo stress lavorativo è la principale causa di disagio mentale nel Paese. Ma qual è davvero lo stato di salute mentale degli italiani sul lavoro? E quali differenze emergono tra uomini e donne?
Per rispondere a queste domande, Unobravo, servizio di psicologia online, ha pubblicato il Barometro del Benessere Mentale degli Italiani, analizzando oltre 150.000 percorsi terapeutici, dati interni e survey a un campione rappresentativo della popolazione italiana.
Il lavoro è il luogo dove spesso si nasconde il disagio. Come anticipato, il 42% dei lavoratori italiani dichiara che il proprio datore non offre alcun benefit per la salute mentale. Quando esistono, le misure più diffuse sono il lavoro flessibile (35%), i benefit terapeutici (20%) e i programmi di assistenza (14%). Tuttavia, l’accesso è diseguale: le donne e i lavoratori in presenza ricevono meno supporto.
Anche qui, il sistema è segnato dallo stigma. Il 32% dei lavoratori si trattiene dal parlare di salute mentale per timore di essere giudicato, il 12% sente di dover indossare una maschera. E mentre il 65% dei 30-39enni ha lasciato o pensato di lasciare il lavoro per stress, solo il 29% si è sentito in grado di essere onesto sulle proprie difficoltà. La cultura organizzativa, più che una cura, è ancora una fonte di pressione.
Ma la domanda di cambiamento esiste. Chi riceve supporto mentale sul lavoro ne riconosce il valore (65%) e sarebbe disposto a proseguire anche autonomamente (59%). Condizioni di lavoro che permettano di coltivare benessere psicologico non sono privilegi individuali: hanno ricadute concrete sull’ambiente lavorativo, sull’efficacia operativa e sulla qualità delle relazioni.
Al secondo posto troviamo i problemi finanziari o abitativi, che riguardano il 29% degli italiani, con un’incidenza leggermente superiore tra le donne (30%) rispetto agli uomini (27%). Questo gap si fa ancora più evidente nella terza voce della classifica: le preoccupazioni legate alla salute (personale o di un familiare) coinvolgono il 30% delle donne contro il 25% degli uomini. Tali differenze possono essere spiegate anche da una maggiore tendenza femminile a farsi carico del benessere dell’intero nucleo familiare e a vivere con maggiore ansia eventuali instabilità fisiche o mediche.
Infine, ci sono alcune difficoltà che sembrano colpire uomini e donne in maniera più uniforme. Le sfide relazionali (19%), la solitudine (18%) e il lutto (18%) mostrano infatti dati pressoché identici per entrambi. Tuttavia, anche in queste aree, le donne risultano leggermente più colpite, ad esempio per quanto riguarda le pressioni legate alla genitorialità, che coinvolgono il 19% delle donne contro il 16% degli uomini. Questo conferma quanto il carico psicologico legato al ruolo familiare e di cura ricada ancora in gran parte sulle spalle femminili.
(foto PIXABAY)