Le stime preliminari dell’Istat vedono un leggero aumento dell’inflazione a giugno 2025 che dopo l’1,6% di maggio è arrivata all’1,7% mentre l’aumento dei prezzi al consumo su base mensile è dello 0,2%.
A risentire maggiormente del rialzo sono stati i beni alimentari (+3,5% da +3,0% di maggio) mentre sono in calo i prezzi degli energetici (-2,5% da -2,0%). Guardando alla situazione patrimoniale delle famiglie nel primo trimestre 2025 l’Istat registra un aumento della propensione al risparmio che si attesta al 9,3%, in rialzo dello 0,6%.
Numeri che, secondo gli analisti di eToro, mascherano una serie di “tensioni profonde, distribuite in modo irregolare tra settori, tipologie di beni e canali di spesa”. Questo perché sebbene i numeri ufficiali restino nel range, quelli più rilevanti, “i movimenti più rilevanti si nascondono sotto la media”. Nel giro di sei mesi, fanno notare gli esperti, si è passati, per il carrello degli acquisti, da +1,7% al +3,1% delineando «Una dinamica costante, silenziosa, visibile solo a chi scompone l’indice nelle sue componenti reali. Anche la mediana delle variazioni mensili dell’indice dei prezzi al consumo racconta una storia simile: dallo 0,1% del primo semestre 2024 allo 0,2% del 2025. Un raddoppio apparentemente marginale, ma coerente con una pressione di fondo che si sta dimostrando più resistente del previsto».
Esempio preclaro si può avere allargando la visuale e partendo, nell’esame dei numeri, dal gennaio 2020. Da allora, infatti «l’indice generale è salito del 19,2%. Significa che 1.000 euro lasciati fermi sotto il materasso da allora valgono oggi, in termini reali, poco più di 830 euro. Una perdita silenziosa di potere d’acquisto, che chi ha lasciato liquidità non remunerata ha subito senza rendersene conto». E ancora «i voli nazionali sono cresciuti del +167%, gioielleria e orologeria del +71%, gli alberghi del +63%. A bilanciare, almeno in parte, questa erosione, restano alcune sacche di disinflazione strutturale. La telefonia, i dispositivi audio-video, i supporti digitali e i servizi di comunicazione registrano ribassi di lungo periodo, grazie a dinamiche di innovazione, concorrenza globale e obsolescenza programmata. Ma si tratta di eccezioni in un panorama che continua a salire».
Andando oltre l’analisi di eToro, però, sullo sfondo resta un contesto incerto e volatile come delineato anche dai vertici della BCE nelle dichiarazioni del vicepresidente dell’istituto di Francoforte, Luis de Guindos il quale, in un’intervista a Bloomberg, ha evidenziato come incerto il futuro delle prossime politiche su tassi di interesse. «L’economia non va bene. Il tasso di crescita dell’area euro sarà inferiore all’1% nel 2025 e leggermente superiore nel 2026. Ritengo che i rischi siano chiaramente orientati al ribasso».
«Abbiamo ridotto i tassi d’interesse otto volte, passando dal 4% al 2%. Penso che, come ha indicato la Presidente Lagarde, siamo in una buona posizione per affrontare il futuro, ma il livello di incertezza è enorme. Sta diventando un cliché, ma credo che dobbiamo restare aperti e mantenere tutte le opzioni aperte per il futuro». Ed è sempre de Guindos che, nell’illustrare un esempio, parla del conflitto tra Israele ed Iran esploso dopo la pubblicazione delle proiezioni economiche dell’istituto.