Domani stop di 24 ore in tutti gli stabilimenti nazionali in concomitanza con l’incontro al Mise. Patuanelli: “Accordi violati”

Braccia incrociate nei siti produttivi italiani di ArcelorMittal. Le sigle dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per domani 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del Gruppo, in concomitanza con l’incontro tra le segreterie nazionali e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. I sindacati ritengono infatti “inaccettabile” il nuovo piano industriale presentato dall’azienda al Governo che prevede oltre 3000 esuberi su 10.700 occupati. Le organizzazioni sindacali hanno spiegato in una nota di “rivendicare con forza la piena occupazione, gli investimenti e il risanamento ambientale oggetto dell’accordo sindacale del 6 settembre del 2018”. “La vicenda dell’Ilva è davvero scandalosa. Gli esuberi annunciati da Arcelor sono inaccettabili. Non si può scaricare il peso di scelte sbagliate ancora una volta sui lavoratori, su migliaia di famiglie ed anche comunità che aspettano da tempo il risanamento ambientale“, ha detto ad Avvenire la segretaria della Cisl Anna Maria Furlan.
Furioso anche lo stesso ministro Patuanelli che a poche ore dalla presentazione del nuovo piano aveva preannunciato che non sarebbe stato in linea con quanto promesso al Governo (leggi qui)
Nella serata di venerdì è arrivato infatti sui tavoli dei ministri competenti, Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, il nuovo piano industriale 2020-2025 di ArcelorMittal per Ilva , che prevede in particolare 3200 esuberi già per quest’anno, tra i siti di Taranto, Genova e Novi Ligure, e il rinvio del rifacimento dell’altoforno 5.
Al clima sempre molto teso fra Governo e azienda, non ha giovato neanche l’incidente diplomatico del primo giugno scorso, quando a Taranto si sono presentati i commissari straordinari per l’annunciata ispezione agli impianti, e si sono trovati i cancelli chiusi. I top manager che dovevano accompagnarli erano in vacanza per il ponte.
Il segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli in un post e poi il segretario della Uilm Rocco Palombella in un comunicato avevano fatto trapelare la cifra monstre di 8.200 esuberi che ArcelorMittal vorrebbe attuare mettendo la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti in cassa integrazione. Gli accordi siglati il 4 marzo prevedevano invece da parte della società la garanzia di mantenere i livelli occupazionali di 10.700 posti. Tutto questo non è avvenuto. Proprio Patuanelli ha parlati di “accordi violati” e non ha nascosto che preferirebbe avere le mani libere sull’Ilva di Taranto per mettere a punto il suo piano nazionale strategico dell’acciaio che porti tutta la filiera a una rivoluzione eco-sostenibile, già intrapresa tra l’altro da altre acciaierie come Arvedi.
Anche il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz ha sottolineato la centralità dell’acciaio per il nostro Paese. “Non voglio entrare nel merito del piano industriale di ArcelorMittal ma, come presidente di Federmeccanica, posso ribadire la centralità della produzione di acciaio in Italia quale pilastro per filiere importantissime per il nostro Paese“, ha detto al Giornale radio Rai. E sull’ipotesi di un intervento pubblico nell’ex Ilva, Dal Poz ha sottolineato che “una soluzione privata sarebbe da preferire perché mossa da logiche di mercato ma, se l’alternativa fosse lo spegnimento di impianti che avrebbero dei danni irreversibili, allora tutte le opzioni devono essere valutate“.
Non resta che attendere gli sviluppi di una settimana che sarà cruciale per capire quale sarà il futuro dell’azienda.
di: Maria Lucia PANUCCI
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