
Sei i pilastri: re-branding nazionale, la formazione e l’informazione, l’e-commerce, il sistema fieristico, la promozione integrata, la finanza agevolata
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato il Patto per l’Export, al termine di una cerimonia alla Farnesina che ha visto la partecipazione di membri di Governo e rappresentanti di enti e associazioni. Si tratta di un patto per il Made in Italy che prevede una nuova strategia per l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. “Abbiamo superato il periodo più buio di questa crisi sanitaria: ora il Paese può ripartire, con cautela ma con coraggio. E, finalmente, il motore del Made in Italy, asset strategico per eccellenza dell’economia e della imprenditoria italiane, può tornare a correre – ha spiegato Di Maio alla presentazione. – Con questo Patto, oggi, apriamo pertanto un nuovo cantiere, il cantiere del Made in Italy nel mondo, al quale dovremo inevitabilmente approcciarci con grande umiltà e spirito di servizio, verso il nostro Paese e verso tutti i nostri cittadini“.
Sei i pilastri su cui puntare: il re-branding nazionale, la formazione e l’informazione, e-commerce, il sistema fieristico, la promozione integrata e la finanza agevolata, per un piano che vale 1,4 miliardi di euro. “Il Patto per il Made in Italy prevede una nuova strategia per l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. Una strategia certamente ambiziosa, ma solida – ha spiegato l’ex leader del M5s. – Si tratta di una strategia di sostegno pubblico alle imprese che si affacciano sui mercati internazionali, che potrà contare su risorse straordinarie messe a disposizione dal Governo per imprimere al sistema produttivo un nuovo slancio“.
Secondo Di Maio lo Stato deve mettere a disposizione strumenti a partire da figure come i Temporary Export Manager e i Digital Manager, divenute ormai indispensabili per sostenere l’accesso delle imprese italiane ai mercati esteri. Ma non solo. Per quanto riguarda l’informazione, ci sarà “un unico portale pubblico di accesso ai servizi per l’export, che consenta un utilizzo personalizzato per settori e mercati prioritari“, ha aggiunto.
Soddisfatti tutti i firmatari del patto: oltre a Di Maio hanno partecipato la responsabile delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, il responsabile dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini e la responsabile per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano. Presenti alla firma anche i principali enti preposti al sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo (tra cui Agenzia Ice, Gruppo Cdp, Sace, Simest, Invitalia, Confindustria e circa 20 associazioni rappresentative del sistema imprenditoriale.
Secondo Gualtieri il patto per l’export rappresenta “un salto di qualità per sostenere uno dei vettori fondamentali della crescita del nostro Paese“. Il titolare del Tesoro ha approfittato dell’incontro alla Farnesina anche per commentare i dati negativi sull’economia delineati dall’Istat (leggi qui per approfondire). “L’Italia – ha sottolineato – non è ancora nella fase post Covid ma cerchiamo di vedere una luce in fondo al tunnel. I dati dell’Istat confermano le previsioni del Governo e indicano la possibilità concreta di una ripresa già nel terzo trimestre. E già da questo mese colgono alcuni segnali di ripartenza“.
Secondo la ministra Bellanova il patto è necessario per tutelare il made in Italy nel mondo. “Daremo il nostro contributo di idee e proposte nella cabina di regia, nei gruppi di lavoro e con l’Ice per affrontare in modo nuovo il tema che abbiamo davanti“, ha detto, precisando che per l’agroalimentare si parla di un valore di esportazione che nel 2019 ha toccato il record storico di oltre 44 miliardi di euro. “Abbiamo voluto che nel patto ci fosse un forte richiamo alla lotta al falso e all’Italian sounding – ha concluso Bellanova – piaghe che sono vero e proprio furto di identità che nel solo agroalimentare pesano per oltre 100 miliardi di euro“.
di: Maria Lucia PANUCCI
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