
Il leader sindacale degli immigrati irregolari si è incatenato davanti a Villa Pamphili: “Servono atti concreti”
Forse quello di ieri agli Stati Generali dell’economia è stato il giorno finora più difficile per Giuseppe Conte che si è confrontato con banche ed imprese. Proprio da quest’ultime il premier ha ricevuto molte critiche, in primis dal neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi. C’era da aspettarselo dato che il dialogo tra i due è sempre stato in salita sin dall’esordio alla guida di Viale dell’Astronomia, una ventina di giorni fa, quando Bonomi criticò aspramente l’avvio della Fase 2 e la politica “che può fare peggio del virus“. Ma certo il premier non si aspettava che il leader degli industriali si presentasse a Villa Pamphili preceduto da un’autentica dichiarazione di guerra.
Prima, intervistato dal quotidiano francese Les Echos, Bonomi ha spiegato che “l’Italia sta scegliendo di favorire l’assistenza invece di liberare l’energia del settore privato” e ha ribadito il suo scetticismo sugli Stati generali: “Mi aspettavo dal governo un piano ben dettagliato con un calendario e obiettivi specifici. Questo piano non l’ho visto“.
C’ha pensato lui a prepararlo, a prospettare quello che serve all’Italia per rilanciare l’economia e ne ha fatto un vero e proprio libro, dal titolo Italia 2030 che ieri pomeriggio Bonomi ha regalato a Conte in segno più che altro di sfida. Secondo Confindustria l’obiettivo deve essere recuperare entro il 2030 13 punti di Pil: i 10 punti che nelle stime l’Italia perderà quest’anno più i tre che prima dell’emergenza Covid non avevamo ancora recuperato rispetto al 2008. L’obiettivo è ambizioso ma sarebbe a portata di mano attraverso una stagione di riforme “per riequilibrare perimetro ed efficienza della spesa pubblica, riorientare la spesa sociale verso indigenti, giovani e famiglie, affrontare i gap sociali e geografici di reddito e partecipazione al mercato del lavoro che sono diventati esplosivi, riformare il fisco in una prospettiva organica e con tappe pluriennali per renderlo leva e non ostacolo allo sviluppo di imprese e lavoro“.
Bonomi non ha mai ammorbidito la critica rivolta al Governo. Anzi è sceso ancora più nel merito e proprio nella prefazione al volume Italia 2030 ha spiegato chiaramente che finora non c’è stato alcun programma di operatività in merito alla Fase 3. “È mancata finora una qualunque visione sulla Fase 3, da far seguire a chiusure e riaperture – ha spiegato. – La fase cioè in cui definire sostegni immediati alla ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziano in toto l’impianto d’Industria 4.0”. Per il presidente “è stato un errore non avere approfittato dei due mesi di lockdown per definire una metodologia di prevenzione basata sulla raccolta di dati ricavati da tamponi e test sierologici di massa, da convogliare con tecnologie digitali a presidi di medicina territoriale per la diagnostica precoce“. Inoltre secondo lui non è una grande idea chiedere alle imprese d’indebitarsi mentre devono continuare a pagare le imposte e lo Stato non rende gli oltre 50 miliardi di debiti che deve ai suoi fornitori. In generale, per Bonomi le misure a favore delle imprese “hanno il grande demerito di essere state decise senza prestare alcun orecchio alle aziende stesse. Come dire: la “democrazia negoziale” resta per ora solo un miraggio..
Bonomi auspica che si utilizzino in modo rapido e massivo le ingenti risorse che l’Ue ci ha messo a disposizione perché ci sono “più di 110 miliardi di euro impiegabili a breve“. L’impiego dei fondi Mes e Sure implica di per sé un aumento del debito. A questo proposito Bonomi auspica che il Paese si dia “un’immediata ma credibile prospettiva pluriennale di riconduzione del debito entro medie europee“. E non perde l’occasione per far notare che il recente Def non ci dice nulla in proposito. Per quanto riguarda le misure per la ripartenza, da una parte il leader di Confindustria boccia i bonus a tempo, mentre dall’altra promuove la riduzione della quota di cuneo fiscale a carico delle imprese. E dice sì anche alla riforma degli ammortizzatori sociali.
Insomma quella di Bonomi è una bocciatura totale dell’operato dell’Esecutivo che ha fatto andare su tutte le furie l’inquilino di palazzo Chigi. “Mi dicono che quando c’è un nuovo insediamento c’è una certa ansia da prestazione politica – reagisce Conte in un’intervista a Fanpage. – Io dal dottor Bonomi e da tutti gli associati mi aspetto un’ansia da prestazione imprenditoriale, è questo il loro scopo“.
Ma Bonomi non è l’unico che si è scagliato contro Conte. Anche le altre associazioni di categorie hanno lamentato molto malessere per aziende che faticano ad andare avanti e che non sono state risparmiate neanche delle ultime tasse (leggi qui).
Per non parlare poi dei migranti irregolari che sono stati completamente dimenticati dal Governo. Per questo il leader sindacale Aboubakar Soumahoro si è incatenato davanti a a Villa Pamphili e solo dopo 8 ore è stato ricevuto dal premier alla presenza dei ministri Gualtieri e Catalfo. A loro il sindacalista delle Usb ha portato le richieste del popolo degli immigrati invisibili: un provvedimento di regolarizzazione per emergenza sanitaria di tutti i migranti irregolari presenti sul territorio italiano, nuove politiche migratorie, cancellare i decreti sicurezza e gli accordi con la Libia, riformare la filiera agricola che arriva alla grande distribuzione che favorisce il caporalato.
di: Maria Lucia PANUCCI
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