
Via libera unanime della Camera Usa a sanzioni contro la Cina. Pechino invece lancia un avvertimento a Londra: “Sui visti ci saranno misure adeguate”
Proseguono a rotta di collo le proteste a Hong Kong dopo l’entrata in vigore di martedì notte della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, vista come una stretta all’ampia autonomia di cui gode attualmente l’ex colonia britannica. La polizia locale ha già eseguito i primi arresti per le violazioni alla legge. Poche ore dopo la sua entrata in vigore, migliaia di persone si sono comunque riversate a Causeway Bay e Wan Chai, sfidando i divieti a manifestare e le nuove pesantissime sanzioni previste. In tarda serata, il bilancio stilato dalle forze dell’ordine ha fatto emergere circa 370 arresti soprattutto per manifestazione illegale.
A gettare benzina sul fuoco è l’ordine degli avvocati di Hong Kong che è tornato a criticare la legge, dicendosi “fortemente preoccupato” e mettendo in guardia dal pericolo di perdita dell’autonomia giudiziaria e delle libertà finora garantite. I timori, secondo una nota diffusa questa mattina, tengono conto “sia dei contenuti della legge sia i modi della sua introduzione“.
Intanto a Washington la Camera Usa ha approvato il progetto di legge che autorizza sanzioni contro le banche che fanno affari con i funzionari cinesi coinvolti nella legge per le sicurezza nazionale a Hong Kong. Il provvedimento, votato all’unanimità, deve avere l’ok adesso anche da parte del Senato prima di arrivare sul tavolo del presidente Donald Trump per la firma definitiva. E’ chiaro però che l’approvazione all’unanimità sottolinea le preoccupazioni degli Usa per la fine dell’autonomia di Hong Kong, importante hub finanziario.
Ma Pechino non rimane a guardare e reagisce contro la decisione di Londra di concedere visti e cittadinanze a quasi tre milioni di abitanti di Honk Kong. “La Cina – ha comunicato l’ambasciata del Dragone a Londra – prenderà misure adeguate se il governo britannico procederà con il suo piano di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti di Hong Kong dotati dello status di British overseas, in modo da aprire per loro la strada verso la piena cittadinanza del Regno“.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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