
La più brava ad alleggerire le tasche degli altri Stati è l’Iranda
Spiagge deserte, pesci tropicali, belle donne in bikini e clima soleggiato tutto l’anno. È la tipica immagine che abbiamo dei paradisi fiscali. Ma si sa, di questi tempi non è consentito andare troppo lontano, così ci dovremo accontentare di grigie periferie e temperature rigide, oltre ad un’accoglienza non sempre cordiale.
Però una cosa non fa differenza: la tassazione “stracciata”. Ormai non sono più (solo) i paesi tropicali dai nomi esotici ad applicare un regime fiscale molto favorevole, ma anche i cosiddetti paradisi fiscali “di vicinato”. Irlanda, Olanda e Lussemburgo su tutti. Questa politica attrattiva per le aziende dei paesi confinanti, applicata proprio nel cuore dell’intransigente UE, si rivela una vera e propria concorrenza sleale, posta in essere dai tristemente noti paesi “frugali” e affini. Frugali, come si suol dire, col sedere degli altri, è ovvio. Così emerge da uno studio elaborato da un gruppo di studiosi, Thomas Tørsløv (Università di Copenhagen), Ludvig Wier e Gabriel Zucman (UC Berkeley), intitolato The Missing Profits of Nations (i mancati profitti delle nazioni). Dei circa 650 miliardi che i più furbetti fanno “sparire”, non tutti riappaiono magicamente sotto la palma di qualche isoletta in mezzo al mare, anzi.
La più brava ad alleggerire le tasche degli altri Stati è l’Iranda: 106 miliardi di dollari l’anno (circa il 20%). Seguono l’Olanda con 57 miliardi e il Lussemburgo, 47. Hai capito i Signori perfettini? Quelli che alzano sempre la mano per rispondere alle domande della maestra e bacchettano gli altri… Sono i primi a mettere in atto questa pratica. Naturalmente i paesi più penalizzati sono quelli che, al contrario, rispettano tassazioni più adeguate agli standard europei. La Germania perde 55 miliardi di dollari l’anno, 32 la Francia, mentre l’Italia 23 miliardi ogni anno imponibili a società che deviano verso i paesi complici di cui sopra. 23 miliardi, alla faccia del Mes!
Con questi soldi, deliberatamente sottratti proprio dai quei paesi che ci fanno la lezioncina e che pretenderebbero condizionalità più rigide per questo inopinato prestito, potremmo risolvere tanti problemi che ci affliggono in questa grave crisi economica. Pensate, per esempio, che Apple ha un’aliquota effettiva inferiore all’1%! La società di Cupertino, che da anni si è rifugiata fiscalmente in Irlanda, quindi, praticamente non paga tasse. Questo comportamento di elusione possono permetterselo solo aziende molto strutturate, creando un ulteriore ingiusto vantaggio verso i competitors minori, all’interno di un quadro già sleale. Il commissario Gentiloni è intervenuto sulla questione, ma come si sa, can che abbaia… Forse solo uno scandalo come i “Panama papers” potrà fare luce su questo malcostume: chiamiamoli “papavero papers”.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 16 Luglio 2020