Wyser ha sondato il terreno per capire gli umori in vista della fine dello smart working forzato a settembre
Il 60% degli italiani è pronto a cambiare lavoro pur di non rinunciare allo smart working. E’ ciò che emerge dalla ricerca di Wyser, condotta per sondare gli umori in vista della fine a settembre del lavoro agile forzato.
La cosa non sorprende affatto dato che gli italiani a casa stanno bene, nonostante per molti voglia dire lavorare di più. E’ comodo, permette di risparmiare e di passare più tempo con la propria famiglia. Senza considerare che poi stare a casa fa sentire più sicuri dall’eventualità di contrarre il virus. Ecco allora che secondo l’indagine il 50% troverà pesante ritornare ad affrontare la routine pre-lockdown, tra i mezzi pubblici affollati e il traffico sulle strade, mentre il 30% soffrirà il trantran mattutino con la sveglia anticipata e il pensiero dell’abbigliamento. Passare fuori casa la maggior parte delle ore della giornata, come era norma fino allo scorso gennaio, sarà fonte di grande disagio per un lavoratore su 3 (33,3%) e dover continuamente prestare attenzione e rispettare le limitazioni e le misure vigenti renderà meno piacevole e spontaneo interagire con gli altri (19,2%).
Il problema è che molti non sanno ancora cosa li attende nel prossimo futuro. Ad oggi infatti solo una azienda su 3 ha comunicato ai propri dipendenti se intende mantenere per loro lo smart working. «Ritengo che una comunicazione chiara e trasparente tra azienda e dipendenti sia imprescindibile in questo momento più che mai – ha sottolineato Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser – così come delle misure di welfare per rendere meno impattante sulla psiche e sulla routine dei lavoratori questa nuova fase».
Una cosa è certa: lo smart working forzato ha innescato una rivoluzione sulle modalità di lavoro. Le aziende saranno disposte a stare al passo di questa evoluzione?
di: Maria Lucia PANUCCI
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