Perse 65 milioni di presenze, soprattutto straniere. L’appello all’Esecutivo delle associazioni di categoria: “Servono nuovi sostegni e risorse dal Recovery Fund”.
Nel turismo 6 imprese su 10 temono per la sopravvivenza. La quota delle aziende che ha lamentato seri rischi operativi è pari al 38% a livello complessivo ma risulta assai più alta in alcuni dei principali settori tourism-oriented: il 57,8% delle imprese dell’alloggio e il 66,5% di quelle della ristorazione. E’ quanto emerge dalla memoria sul decreto Agosto depositata dall’Istat in Commissione Bilancio del Senato. «La crisi generata dall’emergenza Covid – evidenzia l’Istituto di statistica – sembra aver spiazzato una quota significativa delle imprese dei comparti tourism-oriented, soprattutto quelle di minori dimensioni. In particolare, circa un’impresa su tre nella cultura, sport e intrattenimento non ha messo in opera nessuna strategie di risposta alla crisi, quota che scende a poco meno del 20% nella ristorazione e nei servizi di alloggio».
E non è tutto perché quella del 2020 passerà alla storia come un’estate nera in cui, nonostante la riscoperta della propria terra da parte degli italiani, è pesata molto l’assenza dei turisti stranieri. Secondo infatti le stime elaborate da Cst Firenze per Assoturismo Confesercenti nel trimestre giugno-agosto le presenze nelle strutture ricettive ufficiali in Italia si sono fermate a 148,5 milioni, oltre 65 milioni in meno rispetto al 2019 (-30,4%), con un calo più forte nell’alberghiero (-32,6%) rispetto all’extralberghiero (-27,5%).
A pesare più di tutto è stato il crollo della domanda estera: sono sparite due presenze straniere su tre. Aumentano, invece, i turisti italiani (+1,1%), ma solo nell’extralberghiero (+5,5%). Il calo degli stranieri è avvertito più dall’alberghiero (-70%) che dall’extralberghiero (-61%), e coinvolge soprattutto quelli fuori dall’Ue.
Un dato importante anche perché secondo Coldiretti l’assenza degli stranieri costerà 12 miliardi di euro al sistema turistico nazionale per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir.
A livello geografico ha sofferto soprattutto il Nord, con perdite di oltre il 33%, mentre tengono meglio il Sud e Isole (-20,4%) grazie alla presenza del mare, scelto da più di 6 turisti su 10, mentre pagano il conto più caro le città d’arte. Anche per loro, evidenzia ancora Coldiretti, cala la spesa media, che si è ridotta ad appena 588 euro a persona (-25%) per effetto di ferie più brevi, meno lontane e dedicate soprattutto al relax familiare.
Molti gli appelli al Governo da parte delle associazioni di categoria: «Il recupero fisiologico della domanda italiana nelle settimane centrali di agosto non è stato sufficiente ad agganciare il rimbalzo – spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti. – Ora le imprese sperano in un prolungamento della stagione estiva a settembre e in una graduale ripresa degli stranieri, anche se le notizie di una risalita dei contagi hanno frenato le prenotazioni e in qualche caso provocato delle disdette. L’emergenza è quindi tutto fuorché archiviata: occorre prolungare i sostegni al settore, che si trova di fronte ad una nuova stagione di incertezza. Con le risorse del Recovery Fund si può fare molto, ma bisogna mettere il turismo al centro delle politiche attive per la ripresa».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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