
Gli elvetici hanno presentato l’offerta più elevata ma pare che la sfida sia tutta tra Parigi e Berlino
E’ partita la gara per accaparrarsi Borsa italiana. Come sappiamo, a presentare un’offerta sul mercato tricolore sono stati la cordata Euronext–CDP–Intesa Sanpaolo, Deutsche Börse e Six (leggi qui). E sembra proprio che gli elvetici abbiano messo sul tavolo di Lse la quota più alta. Ma nonostante questo le ultime indiscrezioni hanno già dato per improbabile la sua vittoria e hanno focalizzato invece l’attenzione sulla sfida Parigi-Berlino.
Al momento non sono emersi dettagli più specifici sulle tre proposte, ma in generale la vendita di Borsa Italiana è stata valutata dagli interessati in un range compreso tra i 3,5 e i 4 miliardi di euro.
A ben vedere i tedeschi sembrano essere troppo ingombranti. Deutsche Borse pesa tre volte quanto varrebbe Euronext assieme a Piazza Affari. Quello della dimensione dei mercati non è un punto da sottovalutare. I tedeschi, che in passato hanno cercato di creare una super borsa attraverso un matrimonio con Lse, dovrebbero verosimilmente aprire un confronto con la Dg Comp della Commissione Ue per crescere ancora di peso in Europa. Per Parigi invece l’operazione sarebbe un primo passo per ribilanciare la forza di Berlino su questo fronte.
Il progetto di Euronext–Cdp–Intesa è poi già ben definito anche sul fronte della governance. A livello azionario Cassa depositi e prestiti raggiungerebbe l’omologa francese con una quota dell’8%, mentre l’istituto guidato da Carlo Messina farebbe da contrappeso a Bnp Paribas, che ha una quota del 2,2%. Per quanto riguarda i vertici del gruppo all’Italia spetterebbe la presidenza mentre la Francia indicherebbe l’amministratore delegato.
Insomma, ad un primo sguardo sembra che la partita giochi a favore dei francesi. Staremo a vedere anche perché prima di decidere il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha chiarito che le offerte saranno oggetto di vaglio da parte del Governo e delle autorità di vigilanza, “al fine di assicurare la sana e prudente gestione, la competitività e la tutela degli interessi pubblici sottesi a tali asset strategici”.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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