
Secondo l’annuale Rapporto Coop dopo l’emergenza sanitaria il 30% delle persone dedicherà ancora più tempo alla preparazione del cibo e il 33% sperimenterà di più
Gli italiani non hanno badato a spese quando si trattava di mangiare, neanche durante il periodo dell’emergenza, ma, guardando dentro al carrello, c’è stata un’inversione di tendenza rispetto alla fotografia scattata nel 2019. Allora era fuga dai fornelli, il tempo passato a cucinare ogni giorno era ridotto ad appena 37 minuti. Complice il lockdown invece gli italiani hanno rimesso le mani in pasta e anche nel post Covid cucinare a casa è rimasta una costante che spiega la forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28,5% in gdo su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2%). E’ quanto emerge dal Rapporto Coop 2020, in cui si fa il punto sui cambiamenti negli stili di vita in quest’anno così particolare.
Secondo il rapporto il 30% delle persone dedicherà ancora più tempo alla preparazione del cibo e il 33% sperimenterà di più. 1 su 3 lo farà per mangiare cose salutari ma c’è anche un 16% che lo ritiene un modo per mettersi al riparo da possibili occasioni di contagio, senza contare chi in questo modo alleggerisce il proprio budget familiare.
Si accorcia anche la filiera del cibo e per un italiano su 2 l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza. Il cibo confezionato ha avuto inoltre una rivincita, con il packaging protettivo e avvolgente in tutti i comparti: l’ortofrutta e persino i salumi e latticini, mentre riacquista forza il gourmet (+16.9%), l’etnico (+15,4%) e il vegan (+6,9%).
Dopo il boom del lockdown non accenna a diminuire nemmeno la corsa all’e-food con un balzo delle vendite dal 7,2% del 2019 al 15,6% di quest’anno. Rimane però molto forte anche il consiglio del negoziante/addetto al banco per ben il 42%, a riprova che ormai anche sulla spesa alimentare la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità.
di: Maria Lucia PANUCCI
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