
E sul dossier Aspi l’Esecutivo si prende altri 10 giorni per decidere
Siamo ufficialmente entrati nell’autunno e con un’agenda fittissima per il Governo. In primo piano c’è il capitolo manovra, di cui ha già dato qualche anticipazione il ministro Gualtieri. Al momento allo studio c’è un finanziamento di circa 6 miliardi per partire da gennaio con l’assegno unico per i figli fino a 18 anni e si starebbe valutando un nuovo pacchetto di sgravi contributivi per incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, dopo quelli introdotti con il decreto agosto. Per stabilizzare poi il taglio del cuneo fiscale anche tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito dovrebbero essere stanziati circa due miliardi.
A dividere la maggioranza è l’annunciata riforma dell’Irpef con M5S e Italia Viva che mostrano più di qualche perplessità sull’ipotesi che il Governo sia orientato verso una riforma senza aliquote fisse, sul modello tedesco.
Il M5s si scontra anche con il Pd su un nuovo tema, oltre al Mes, ovvero il decreto sicurezza. Secondo quanto si apprende i pentastellati avrebbero chiesto una riflessione supplementare, affrontando il tema in un Consiglio dei ministri diverso da quello dedicato al varo della nota di aggiornamento al Def. L’ipotesi sarebbe stata quella di varare domenica notte la NaDEF e lunedì in un secondo CdM il decreto su sicurezza e immigrazione. Ma il Pd avrebbe tenuto il punto: la modifica dei decreti va portata sul tavolo del prossimo Consiglio. Da qui la decisione di convocarne uno unico direttamente per lunedì sera.
Rimane poi sempre la questione Autostrade per l’Italia. Dopo l’ultimatum di rispettare i patti entro il 30 settembre, cioè ieri (guarda qui), il Governo ha deciso di prendersi altri 10 giorni di tempo prima di decidere ed anche qui l’ultimatum ad Atlantia non manca: se terrà il punto, soprattutto sulla questione manleva, il vero nodo da sciogliere, allora la concessione sarà revocata. Ed allora saranno guai seri. Questo scenario provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro. E a lanciare l’allarme è stata proprio Atlantia.
Ma secondo il Governo è stata la stessa società a voler tutto questo e la lettera di ieri, in cui Atlantia ha continuato a dire di aver rispettato il contenuto dell’accordo di luglio, ha ulteriormente complicato la situazione: l’Esecutivo ha infatti smentito queste dichiarazioni ed ha respinto le accuse secondo cui starebbe facendo pressioni su Atlantia per un’operazione non trasparente e non di mercato (costringendola a cedere il controllo di Autostrade a Cassa depositi e prestiti).
E come se non bastasse anche i parenti delle vittime del ponte Morandi sono arrabbiati: «Leggiamo stamattina le determinazioni da parte di Atlantia che non aderisce completamente alle richieste del Governo ed alla manleva legale per Cdp. Dal nostro punto di vista questo è molto grave. Questa società dovrebbe mettersi in ginocchio e cospargersi il capo di cenere, siamo scandalizzati da tanta arroganza – scrive Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo vittime ponte Morandi. – Siamo anche molto amareggiati che tanti italiani non comprendano la portata di questo gesto che ha il significato di schiacciare con un piede tutte le nostre teste di cittadini, è una vergogna».
Atlantia ha a questo punto 10 giorni per formulare una proposta che convinca il governo a ritirare la minaccia della revoca della concessione ad ASPI. Vedremo se questo dossier avrà mai fine.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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