
Il settore della ristorazione rimane tra i più colpiti, seguito dall’abbigliamento e dai trasporti
Si allunga la lista dei brand che chiedono aiuti allo Stato per gestire la crisi causata, o accentuata, dalla pandemia di Coronavirus. Il lockdown e le successive misure sanitarie di emergenza hanno portato sull’orlo del baratro molti marchi famosi appartenenti a diversi settori: dalla moda alla ristorazione, dai trasporti aerei fino alla tecnologia.
In Italia è fallito lo storico marchio di jeans Rifle, simbolo della qualità del made-in-Italy, costretto ad abbassare le saracinesche dopo il faticoso lockdown (leggi qui).
Negli Stati Uniti una delle istanze di fallimento che colpiscono di più è quella di Pizza Hut. La crisi ha causato alla catena di ristoranti un debito di quasi un miliardo di dollari.
Anche in Spagna si naviga in brutte acque: il marchio Zara ha dovuto chiudere 1200 negozi tra Europa e Asia per cercare di salvare il salvabile. Ora, la grande catena di abbigliamento punta sull’eCommerce per attuare una nuova strategia di crescita. E non è l’unica: il colosso danese H&M nei primi tre mesi del 2020 ha avuto un calo delle vendite del 23% che nei successivi tre è arrivato al 50% comportando la chiusura di oltre 3.500 negozi. Il settore delle vendite online è incrementato del 40% e rimane l’unica scelta per non essere costretti al fallimento (leggi qui).
Nel settore dell’abbigliamento sull’orlo del fallimento ci sono anche gli americani Brooks Brothers, Macy’s e J.Crew, il brand di costumi italiani Parah, la catena di lusso Neiman Marcus, i grandi magazzini Nordstrom, il brand Muji simbolo del minimalismo made-in-Japan e il rivenditore di articoli sportivi americano Modell’s Sporting Goods. Menzione a parte per i jeans Levi’s, che a causa del crollo delle vendite ha dovuto licenziare 700 dipendenti, pari al 155 della forza lavoro totale dell’azienda, e oggi punta tutto sulla creatività (leggi qui).
Il Cirque du Soleil, il noto circo canadese dedicato a mimo, acrobazie e giocoleria, ha avviato la procedura di bancarotta. «Con zero ricavi a causa della chiusura forzata di tutti gli spettacoli – ha spiegato il Ceo Daniel Lamarre – il management ha dovuto agire in modo deciso per proteggere il futuro dell’azienda».
E ancora: la società Dentix ha chiuso 60 laboratori in 12 regioni italiane, la Hertz Global Holding ha presentato il Chapter 11 negli Usa e in Canada, Gap ha cancellato tutti gli ordini per la stagione autunnale, Wirecard ha subito un collasso delle azioni, JCPenney ha dichiarato bancarotta.
Nell’occhio del ciclone si trovano anche alcune compagnie aeree: la messicana Aeromexico, uno dei principali vettori commerciali dell’America Latina, la cilena Latam e la colombiana Avianca. La nostrana Alitalia ha chiesto una nuova tornata di cassa integrazione per far fronte alle perdite sempre più ingenti (leggi qui).
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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