
Il nodo rimane il rinnovo contrattuale. E la rottura porta ai primi scioperi in tutta Italia
Si rompe il tavolo di trattativa tra Federmeccanica ed i sindacati Fim Fiom Uilm sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Rimangono le profonde differenze sul rinnovo ma soprattutto sugli incrementi salariali da erogare ai lavoratori: alla richiesta di aumenti in busta paga che andassero al di sopra del semplice recupero dell’inflazione Federmeccanica ha opposto un secco no riproponendo la sua filosofia per cui di aumenti si può parlare solo se legati alla produttività.
Una proposta “irricevibile” secondo il leader Uilm, Rocco Palombella, che quantifica in 40 euro in tre anni di vigenza contrattuale l’aumento consentito se si legassero i salari solo al recupero dell’inflazione. «Quella degli imprenditori è una posizione suicida. Non accetteremo mai che per l’ennesima volta a pagare la crisi siano i lavoratori», ha detto.
Anche per la Fim la situazione è difficile. «E’ grave che Federmeccanica abbia oggi chiuso a ipotesi di una vera trattativa in tema di aumenti salariali ma soprattutto abbia pretestuosamente vanificato il negoziato in corso e lo stop dimostra tutta la debolezza e incertezza delle imprese sul rinnovo – ha commentato il leader, Roberto Benaglia. – La situazione economica post-Covid non è, e non può essere un alibi per non rinnovare un contratto».
Accuse che Federmeccanica rispedisce al mittente. «I bilanci si fanno alla fine. Certo ci aspettavamo posizioni diverse e distanze profonde ma pensavamo che si potesse trarre un giudizio al termine della trattativa perché il salario è solo una delle componenti del contatto», hanno spiegato rilanciando la responsabilità della rottura sui sindacati. «Sul salario – spiegano – abbiamo mantenuto sempre la stessa coerenza di fondo; come nel 2016 anche oggi in presenza di una crisi ben più grave il contratto assicura garanzie importanti come quelle per cui i minimi sono legati al solo recupero dell’inflazione,e dunque del costo della vita. Ma abbiamo dato anche ampia disponibilità ad estendere il premio di risultato per portare l’attuale 70% di lavoratori coperti dal Pdr al 100%. Per noi è importante infatti – conclude- distribuire la ricchezza dove è stata prodotta».
Insomma posizione nette e contrastanti che hanno portato le due parti ai ferri corti. E questa rottura del confronto ha già dato il via all’annuncio di scioperi. I metalmeccanici incroceranno le braccia per 6 ore a sostegno del rinnovo contrattuale. Quattro sono state fissate per il 5 novembre in tutti gli stabilimenti mentre le altre due saranno destinate alle assemblee.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ADNKRONOS
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