
Isolamento e inibizione delle idee: il rovescio della medaglia del lavoro da remoto
Microsoft ha svolto una ricerca su Remote Working e Futuro del Lavoro coinvolgendo oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane, per analizzare il mondo del lavoro e la vita dei dipendenti nel post-lockdown.
Quello che emerge dallo studio è che il lavoro flessibile e ibrido è entrato a pieno diritto nella normalità aziendale, passando dal 15% del 2019 al 77% in continua crescita del 2020.
I benefici del lavoro da remoto, e delle sue forme ibride che prevedono alcuni giorni in azienda e altri a casa, sono molteplici: l’87% dei leader aziendali ha riscontrato una produttività pari o superiore a prima della quarantena, il 71% è convinto che le nuove modalità comportino significativi risparmi in termini di costi, il 64% crede che questo tipo di modalità lavorativa è efficace per trattenere i collaboratori migliori.
Insomma, tutti amano lo smart working, sia i manager sia i dipendenti, che hanno visto aumentare il proprio tempo libero, da decidare ad hobby, figli e animali domestici, rispettivamente nelle percentuali del 49%, 36% e 22%.
C’è però un rovescio della medaglia che si quantifica in una netta diminuzione delle interazioni sociali e in un importante calo del tasso di innovazione. Il lavoro da remoto inibisce la condivisione di idee tra le persone e rende i dipendenti meno propensi a chiedere aiuto o a delegare in modo appropriato. Viene a mancare la cultura di squadra, c’è difficoltà a rimanere connessi con il proprio team e ne fa le spese soprattutto l’innovazione. La ricerca di Microsoft registra infatti un calo nel numero di manager che dichiarano che la propria azienda possiede una cultura innovativa, passando dal 40% del 2019 al 30% del 2020.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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