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Elezioni Usa, il ministro della giustizia dà il via libera alle indagini sui brogli elettorali

Maria Lucia Panucci
10 Novembre 2020
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In segno di protesta si dimette l’alto funzionario Richard Pilger. Ma a sostenere Trump c’è tutto il Gop Donald Trump non ha ancora riconosciuto la sconfitta elettorale e spera in […]

In segno di protesta si dimette l’alto funzionario Richard Pilger. Ma a sostenere Trump c’è tutto il Gop

Donald Trump non ha ancora riconosciuto la sconfitta elettorale e spera in un riconteggio dei voti. Il suo team legale ha avviato una denuncia in Pennsylvania, sostenendo che Filadelfia e Pittsburgh sono state inondate dai brogli: gli avvocati hanno chiesto un’ingiunzione di emergenza per impedire ai funzionari statali di certificare la vittoria di Biden nello Stato.

Ed ora il via alla battaglia legale tanto agognata da Trump la dà il ministro della Giustizia degli Stati Uniti, William Barr, che ha autorizzato tutti i pubblici ministeri federali ad avviare indagini sulle presunte irregolarità nel voto. Barr, a lungo uno strenuo difensore del presidente, ha spiegato che la sua mossa non significa che il Ministero abbia in mano prove a sostegno della tesi della Casa Bianca ma ha spiegato che indagini di questo tipo possono essere sempre condotte quando ci sono “accuse chiare e apparentemente credibili” di presunte irregolarità che “potrebbero potenzialmente incidere sul risultato“. Insomma ammette che le accuse di Trump sono rilevanti e che non possono essere ignorate.

Ma questa mossa non è affatto piaciuta ai suoi colleghi:  subito dopo il suo annuncio, in segno di protesta, ha annunciato le sue dimissioni Richard Pilger, alto funzionario del Dipartimento di giustizia responsabile proprio delle indagini sui brogli elettorali. Pilger contesta a Barr di esser venuto meno alla linea politica di non interferenza segnata da quarant’anni nelle indagini sulle frodi elettorali. Le indagini sui brogli sono normalmente di competenza dei singoli Stati, che stabiliscono e controllano le proprie regole elettorali. La politica del Dipartimento di Giustizia è stata finora quella di evitare qualsiasi coinvolgimento federale fino a quando i conteggi dei voti non siano certificati e i riconteggi completati.

Di fatto in tal modo Barr ha messo i procuratori federali al servizio della strategia di Trump ed il timore adesso è che il Dipartimento di Giustizia possa finire nella battaglia elettorale.

Certo è che Trump dalla sua ha diversi sostenitori. In sostanza tutto il Gop è dalla sua parte. Finora infatti solo tre senatori repubblicani si sono ufficialmente schierati con Biden: Mitt Romney, Lisa Murkowski e Susan Collins che ha rotto gli indugi e ha fatto le congratulazioni al presidente eletto mentre subito dopo il voto, Mitch McConnell, il leader della maggioranza repubblicana, ha detto che Trump ha il pieno diritto di accusare di irregolarità e valutare le sue opzioni legali.

I sostegni però non servono a nulla nelle aule di Tribunale. Trump deve portare le prove delle accuse, e comunque, anche qualora vincesse, non è detto che questo gli basterebbe per rivendicare la vittoria. 

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: ANSA

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