
L’annuncio arriva da un portavoce di Bruxelles
L’Eurogruppo ha approvato la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, Mes, secondo quanto riportato da un portavoce.
La riunione dei Ministri delle finanze della zona euro si è tenuta questo pomeriggio, e ha avuto come fulcro centrale proprio il dibattito sulla riforma che era stato messo in “stand by” a causa dell’esplosione della pandemia e che ora era diventato una necessità (lo abbiamo anticipato qui).
«L’accordo sulla riforma del Mes trovato all’Eurogruppo – ha scritto su Twitter il deputato Dem Filippo Sensi – va nella direzione di una comune assunzione di responsabilità e di novità importante. Una Europa che cambia e che sa cambiare i suoi strumenti è una Europa più forte».
Per quanto riguarda le novità introdotte, riguardano soprattutto il ruolo del Mes nell’analisi della sostenibilità del debito di un Paese che ne chiede l’intervento, senza che scatti per questo un meccanismo automatico.
Resta circoscritta a casi eccezionali la ristrutturazione del debito con il coinvolgimento del settore privato, anche se si prevede una facilitazione per raggiungere il consenso fra i detentori dei titoli pubblici nel caso di una ristrutturazione.
Non sono previste misure aggiuntive sulla riduzione dei rischi delle banche per l’Italia, come spiega il ministro Gualtieri. La situazione, grazie alla riduzione dei crediti deteriorati, permette di anticipare di due anni l’entrata in funzione del backstop per la risoluzione, ovvero il paracadute per il fondo salva-banche comune, che entrerà in vigore nel 2022 invece che nel 2024. Nei giorni scorsi l’Italia aveva chiesto che venisse approvata la nuova missione di backstop per la risoluzione in ultima istanza: una funzione che verrà usata solo nel caso in cui uno Stato non disponga più di risorse nazionali per far fronte agli oneri della liquidazione ordinata di un gruppo bancario, e solo dopo le normali procedure di salvataggio interno dell’istituto di credito.
Tra dieci giorni toccherà ai capi di Stato e di Governo della Ue a dare la benedizione al trattato rivisto, che sarà poi firmato a fine gennaio. A quel punto gli Stati dovranno ratificarlo con voti parlamentari.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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