
Nel 2020 la quota di acquisti è scesa ai livelli del 2016, al 16,8%, dal picco del 2019 del 17,9%
Con la pandemia scende la propensione degli italiani a vedere la casa come un bene su cui investire. E’ quanto emerge dall’ultimo report redatto dall’ufficio studi del Gruppo Tecnocasa secondo cui nel primo semestre del 2020 la quota di acquisti ha toccato i livelli del 2016 attestandosi al 16,8% dal picco del 2019 del 17,9%. Eppure la redditività è aumentata leggermente al 5,1% lordo nelle grandi città.
La frenata è legata all’incertezza generata dall’emergenza sanitaria in corso che ha rallentato sia le compravendite di tipologie da mettere in affitto sia gli acquisti di soluzioni per realizzare bed & breakfast e affittacamere.
Il 30,2% degli investitori ha un’età compresa tra 45 e 54 anni, seguiti dai soggetti tra 35 e 44 anni e da coloro con età compresa tra 55 e 64 anni (22,2%). La maggior parte, il 75,2%, sono coppie con figli, mentre il 24,8% è single. Si tratta poi in prevalenza di lavoratori dipendenti, imprenditori e liberi professionisti. La tipologia più comune delle abitazioni messe a reddito è il bilocale con il 35% delle preferenze, a seguire i trilocali (28,2%).
Incide poco sulla propensione all’acquisto il fatto che i tassi sui finanziamenti siano scesi ai minimi anche perché buona parte degli acquisti per investimento si conclude senza l’ausilio degli istituti di credito (81,7%), mentre solo il 18,3% degli investitori ricorre al mutuo bancario, percentuale comunque in crescita rispetto ad un anno fa quando si fermava al 15,7%.
di: Maria Lucia PANUCCI
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