Con la fine del blocco dei licenziamenti potrebbero esserci 250 mila disoccupati in più
Le transizioni occupazionali sono uno dei temi più delicati che il Governo sta affrontando in questo momento. Se fino ad aprile 2021 la situazione dovrebbe rimanere stabile grazie alle misure emergenziali come il blocco dei licenziamenti e la cassa covid, dalla primavera del nuovo anno le cose sono destinate a cambiare e questo potrebbe portare a 250 mila profili professionali in uscita, unitamente alla cig straordinaria che proseguirà solo per i settori non coperti dagli strumenti ordinari.
Il Governo potrebbe decidere di far fronte alla crisi con gli strumenti classici come la cassa ordinaria e poi eventualmente atti di recesso datoriali con i sindacati, oppure di utilizzare il contratto di espansione.
Quest’ultimo, accolto con favore dai sindacati, prevede che l’impresa, in caso di riorganizzazione o reindustrializzazione e previo accordo sindacale, può attivare 18 settimane di ammortizzatore, con una riduzione dell’orario di lavoro fino al 30%. Questo può servire per gestire le uscite di personale a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia o anticipata, in cambio di nuove assunzini. I costi sono suddivisi tra datore di lavoro e Stato.
Quello che il Governo può fare è ampliare la platea di imprese interessate, sistemando i requisiti come ad esempio il numero di dipendenti che devono avere per poter usufruire del contratto; prevedere nuovi incentivi come una copertura dei costi maggiore per arrivare alla pensione; e favorire l’utilizzo del contratto anche in caso di processo di formazione e placement, ripristinando l’assegno di ricollocazione.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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