
Renzi è entusiasta: “è come se avessimo fatto un’assicurazione sulla vita del Paese”. I dubbi riguardano M5s e Lega, cioè proprio i due partiti con il maggior numero di parlamentari, sia alla Camera che al Senato
Prendono il via oggi pomeriggio a Montecitorio le consultazioni del premier incaricato Mario Draghi per la formazione di un nuovo Governo. Proprio ieri l’ex presidente della Bce ha accettato con riserva l’incarico affidatogli dal Capo dello Stato (leggi qui) e, dopo aver incontrato il presidente uscente Giuseppe Conte in un colloquio durato più di un’ora (guarda qui), parte oggi la vera sfida di Draghi.
La domanda del momento è una sola: “Ci sono i numeri in Parlamento per un Governo guidato da Mario Draghi?” Lui ha affermato, nel suo primo e breve discorso dopo il colloquio con Mattarella, di essere fiducioso sulla possibilità di trovare un sostegno parlamentare. Ma dalle prime dichiarazioni dei partiti maggiori sembrerebbe tirare una brutta aria.
Renzi è felicissimo di aver Draghi come premier e lo ha dimostrato in più occasioni. «È come se avessimo fatto un’assicurazione sulla vita. Ma sulla vita del Paese. Io ho frequentato i consessi internazionali: nessuno gode della stima di Mario, da Obama a Trump a Biden, dalla Merkel a Macron a Johnson. Ci saranno riforme, altrimenti non arriveranno le risorse europee. E’ probabile che io sia il più impopolare del Paese, è improbabile che Conte sia il più popolare, ma è certo che Draghi sia il più competente. Va bene così. Draghi fino al 2023 e Recovery riscritto da capo. Felice ma ho patito l’odio», ha sottolineato nell’intervista a La Repubblica. Sulla necessità di riscrivere il Recovery Plan, il numero uno di Italia Viva sottolinea che sì, va riscritto: «Fossi il premier io lo farei. Una buona squadra scrive il Recovery in tre giorni. Quello che è importante è evitare di spendere i soldi in micro-mance come quelle di molte misure della Legge di Bilancio e avere una visione strategica chiara», ha aggiunto.
Quindi, è chiaro che il suo partito appoggerà Draghi. Diamo per scontato che anche Partito Democratico, Forza Italia, LeU e altri gruppi minori (autonomie, europeisti, misto) votino a favore e allo stesso modo che Fratelli d’Italia voti contro.
Il grande punto interrogativo riguarda il M5s e la Lega, cioè proprio i due partiti con il maggior numero di parlamentari, sia alla Camera che al Senato. Se la Lega voterà a favore, la maggioranza per Draghi è praticamente certa in ogni caso, anche senza l’appoggio del M5S: il nuovo Governo avrebbe almeno 199 voti favorevoli (su 315) al Senato e 400 (su 630) alla Camera. Se invece la Lega dovesse votare contro, il Governo Draghi potrebbe partire solo se il M5S votasse sì, limitando quanto più possibile le defezioni; viceversa, se anche il M5S fosse contrario, Draghi non avrebbe nemmeno la maggioranza assoluta, men che meno una molto ampia.
Una terza soluzione per la Lega è quella dell’astensione: in questo caso l’asticella per il voto di fiducia si abbasserebbe a quota 127 al Senato e 249 alla Camera e diventerebbe così possibile far partire il Governo Draghi anche con il voto contrario di tutto il M5S (oltre che di FDI), con 138 sì a Palazzo Madama e 269 a Montecitorio. A questo punto, i numeri sulla carta ci sarebbero, ma entrerebbe in gioco un’altra variabile: ossia la (eventuale) indisponibilità dello stesso Draghi a guidare un Esecutivo che non abbia una maggioranza parlamentare solida. Ecco perché, qualunque cosa decida di fare la Lega, diventa decisivo anche capire quale sarà l’orientamento dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Intanto dall’Europa l’arrivo eventuale di Draghi viene accolto con grande favore. Decisamente caloroso il commento dell’ex commissario europeo agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici. «Mario Draghi è una delle persone più straordinarie che abbia mai incontrato. Così come era l’uomo giusto per l’Euro nel 2012, può essere l’uomo giusto per l’Italia nel 2021, se ottiene l’unità di cui ha bisogno. Buona fortuna Mario!», scrive in un tweet. Sulla stessa linea la vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas: «Sta al Governo italiano e alle istituzioni democratiche decidere il futuro dell’Italia – dice – ma non è una grande sorpresa se dico che Mario Draghi è rispettato e ammirato in questa città e oltre».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA/ROBERTO MONALDO
Ti potrebbe interessare anche: