
Sono il fringe benefit più diffuso ma la nuova tassa si differenzia in base alle emissioni di anidride carbonica
L’auto aziendale è uno dei fringe benefit più diffusi in Italia. Si tratta di un compenso concesso ai dipendenti non elargito in denaro ma con l’offerta di un veicolo aziendale a noleggio che può essere usato sia per l’attività lavorativa sia per esigenze personali. L’Aci calcola annualmente a seconda del modello una quota tassabile in percentuale a carico del lavoratore che tiene conto dei chilometri potenzialmente percorsi per motivi personali con quel veicolo.
Dal primo luglio 2020 la tassazione è cambiata, e non è più del 30% per tutti i veicoli. Il cambiamento è stata studiato in un’ottica green, cioè sulla base delle emissioni di anidrida carbonica. Pertanto la tassa si è così modificata: una riduzione al 25% per le auto con CO2 fra 0 e 60 g/km; 30% per quelle con CO2 fra 61 e 160 g/km; un rialzo al 40% per quelle fra 161 e 190 g/km e al 50% per quelle con più di 190 g/km. Per le ultime due fasce, cioè quelle con emissione più alta, l’aumento sarà compreso tra il 50 e il 60% in più.
Perché viene applicata una nuova tassazione? Come accaduto in vari settori anche in questo caso c’entra l’Unione Europea e l’omologazione dei test, proprio come per le etichette energetiche degli elettrodomestici (leggi qui). Dal primo gennaio 2021 è scattata la procedura Wltp, che prevede una serie di test su consumi ed emissioni più vicini all’uso reale: i dati, maggiormente penalizzanti, non sono stati tenuti in considerazione nel rimodulare le soglie del fringe benefit, pertanto anche a parità di motore, una versione più accessoriata o con gomme più grandi può far rientrare la vettura in una fascia di tassazione più alta perché insieme al peso aumentano anche consumi ed emissioni.
di: Micaela FERRARO
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