L’agevolazione è stata prorogata ma ci sono ancora diverse zone d’ombra
Il Superbonus 110% è stata una delle misure più apprezzate e su cui si è discusso di più dello scorso anno. Introdotto dal decreto rilancio nel 2020, è stato prorogato fino al 2022, e prevede la possibilità di recuperare le spese sostenute in vari modi, dallo sconto in fattura alla cessione del credito. In quest’ultimo caso i soggetti interessati sono le banche e gli intermediari finanziari a cui sarà richiesto di apporre il visto di conformità.
Un’indagine del Corriere.it sul Superbonus 110% ha messo in evidenza le casistiche per le quali potrebbe essere realmente conveniente cedere il credito. Le ipotesi sul banco sono, infatti, sostanzialmente tre: da una parte c’è il recupero anno per anno con la detrazione per un totale di cinque anni; la seconda opzione è lo sconto in fattura: ovvero la cessione parziale del credito. L’ultima è la cessione totale. La costante è che la convenienza scatta quando il contribuente ha un’imposta a debito nella propria dichiarazione che permette il recupero del credito maturato: se, per esempio, la spesa sostenuta è di 30 mila euro e tramite sconto in fattura il contribuente paga 15 mila euro, il credito che gli spetta è di 16.500 euro, perché matura il 110% della parte che ha pagato. Questi 16.500 euro li recupera di anno in anno con l’imposta a debito: ma se non ha almeno 3.300 euro all’anno di detrazioni il credito va perduto.
In quest’ultimo caso conviene allora cedere il credito a un istituto finanziario, che al netto delle commissioni restituisce la somma al contribuente. Si evita così di disperdere quanto spettante in mancanza di un’imponibile che permetterebbe il recupero.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO
Ti potrebbe interessare anche: