
Un’economia statunitense più forte aiuterà a guidare la ripresa globale. Il reddito mondiale aumenterà dell’1% quest’anno
Il presidente americano Joe Biden ha firmato la proposta di legge che prevede ulteriori stimoli fiscali negli Usa per un valore di $1,9 trilioni. Si tratta del nuovo bazooka fiscale anti-Covid proposto dallo stesso Biden, che ha avuto il via libera negli ultimi giorni sia dalla Camera sia dal Senato.
Grazie al piano milioni di americani riceveranno pagamenti diretti per un ammontare fino a $1.400 nei loro conti correnti; saranno prorogati anche i sussidi di disoccupazione di 300 dollari a settimana e verranno applicate alcune agevolazioni fiscali. Ulteriori finanziamenti saranno devoluti inoltre alla distribuzione dei vaccini.
«Questa legge storica ricostruirà le fondamenta di questo Paese – ha detto Biden, prima di firmare la proposta di legge – dando al popolo di questa nazione, ai suoi lavoratori, alla classe media, a chi ha costruito questo paese, una possibilità concreta».
I 1.400 dollari arriveranno nei depositi degli americani a partire da questo fine settimana.
Per Ocse, Fmi e Bce gli effetti andranno oltre l’economia statunitense. Per il Fondo monetario internazionale infatti il piano metterà il turbo all’economia Usa, visto che nei prossimi tre anni il Pil potrà contare su un +5-6% in più e non solo: come ha spiegato il portavoce dell’istituto di Washington, il pacchetto di stimoli da 1.900 miliardi di dollari avrà “ricadute positive potenzialmente significative in termini di crescita globale“.
L’Ocse ha stimato che il programma di aiuti di Biden, che vale l’8,5% del reddito nazionale statunitense, insieme al rapido lancio degli sforzi di vaccinazione, solleverà il reddito globale dell’1% quest’anno. A beneficiare, indirettamente, del piano saranno i Paesi più vicini ed i più importanti partner commerciali, quali Messico e Canada, nonché le economie orientate all’esportazione dell’Asia orientale e dell’Europa.
Ovviamente anche l’Italia subirà un impulso positivo, se si calcola che verso gli Usa secondo gli ultimi dati relativi al gennaio-novembre dello scorso anno, seppur in calo rispetto agli anni scorsi, abbiamo esportato prodotti per 38,6 miliardi di cui 8,3 miliardi di macchinari ed attrezzature, e 4,2 miliardi di beni alimentari. Se i consumi ripartiranno col turbo nel paese oltreoceano, l’Italia insomma non può che festeggiare.
Bisogna considerare però anche il rovescio della medaglia. Un’economia americana col turbo, con una domanda di beni e servizi che va alle stelle potrebbe, infatti, innescare tassi di interesse più alti a livello globale. Gli investitori scommettono che la Fed sarà costretta ad aumentare i tassi per tenere a bada la pressione inflazionistica o giudicherà opportuno inasprire la politica monetaria (leggi tassi più alti) quando l’economia tornerà vicino alla piena occupazione.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA
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