Il trasloco online mette a rischio la privacy
Il settore del lavoro è in netta trasformazione a causa della pandemia da coronavirus e i colloqui ovviamente non fanno eccezione. Così come lo smartworking sta prendendo sempre più piede, altrettanto stanno facendo i colloqui online, tramite le piattaforme Avi, Asynchronous video interview: una piattaforma che pone ai candidati domande standard, alle quali devono rispondere registrando un video entro un tempo prestabilito. Nel 2020 l’uso di queste piattaforme è cresciuto del 24%.
Questo sistema tuttavia ha scatenato diversi dubbi, sia per un discorso di rispetto della privacy sia per il tema della correttenza della selezione e dei pregiudizi.
I pro, per i responsabili delle risorse umane, sono diversi: meno tempo richiesto, risposte più concise da parte dei candidati, e i selezionatori possono rivedere più volte i video registrati e condividerli con i colleghi.
Invece i candidati vedono questi strumenti come indice di scarso interesse o poca volontà da parte delle aziende di investire tempo per parlare con i candidati.
Il problema alla base è che nessuno sa con certezza quali siano i criteri usati per valutare le videointerviste, e fa discutere il fatto che molte società usino algoritmi di intelligenza artificiale per effettuare i primi screening, con il problema che queste tecnologie risentono dei pregiudizi di chi le ha create.
di: Micaela FERRARO
FOTO: GABRIEL BOUYS/AFP
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