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Lavoro

Uber, svolta in Gb: gli autisti acquistano lo status di dipendenti. E’ la prima volta

Maria Lucia Panucci
17 Marzo 2021
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La decisione segue il verdetto della Corte Suprema. Tra i diritti riconosciuti, il salario minimo e la pensione A partire da oggi Uber garantirà ai suoi 70 mila autisti in Gran Bretagna lo status […]

La decisione segue il verdetto della Corte Suprema. Tra i diritti riconosciuti, il salario minimo e la pensione

A partire da oggi Uber garantirà ai suoi 70 mila autisti in Gran Bretagna lo status di dipendenti, con salario minimo e ferie pagate. Si tratta di una prima assoluta  per la società statunitense  dopo il verdetto della Corte Suprema che ha stabilito che gli autisti di Uber sull’isola vanno considerati dipendenti, non collaboratori autonomi (leggi qui).

Il salario minimo è di 8,72 sterline all’ora nel Regno Unito, destinato a salire a 8,91 sterline ad aprile. Non solo: gli operatori manterranno la flessibilità nelle loro condizioni di lavoro: ossia, lavoreranno con Uber quando vogliono e potranno contribuire a un fondo di risparmio pensionistico, al quale l’azienda contribuirà.  

Gli autisti britannici godono comunque già di alcuni benefici, come l’accesso gratuito all’assicurazione sanitaria o il congedo parentale.    

Da parte sua, l’azienda non ha rivelato il costo di queste misure, che dovrebbe essere sostanziale e pesare un po’ di più sulle fragili finanze di una piattaforma che sta soffrendo a causa delle restrizioni dovute dalla pandemia.

I costi peraltro non potranno ricadere sulle tariffe, vista anche la concorrenza che soprattutto a Londra è spietata. Ma concedendo lo status di dipendente, l’azienda si risparmia lunghi procedimenti legali. Resta da vedere se l’annuncio di Uber faccia da apripista per altre piattaforme digitali nel Regno Unito che sono simboli della gig economy (economia dei “piccoli lavori”), cioè lavori precari e mal pagati. «Questa è una giornata importante per i nostri autisti in Gran Bretagna. Ci auguriamo che tutti gli altri operatori si uniranno a noi per migliorare la qualità del lavoro», afferma Jamie Heywood, manager di Uber per il nord e l’est Europa.

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: EPA/CHRISTIAN MONTERROSA

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