
Finiscono nel mirino del Paese diversi marchi famosi occidentali tra cui H&M, Burberry e Nike
La Cina boicotta alcuni marchi occidentali, accusati di aver sostenuto e diffuso la notizia secondo cui nella regione dello Xinjiang avvengono importanti violazioni dei diritti umani delle minoranze etniche, in particolare gli Uiguri. Tutto parte dalla accuse, molto gravi, che attivisti ed esperti presso le Nazioni Unite, hanno rivolto a Pechino, rea di utilizzare la detenzione di massa, la tortura, il lavoro forzato e la sterilizzazione degli uiguri nello Xinjiang.
Alcuni marchi di moda occidentali hanno così iniziato a ritirare la loro autorizzazione per l’uso del cotone dallo Xinjiang. Regno Unito, Canada, Unione Europea e USA hanno annunciato sanzioni contro i funzionari cinesi e inoltre gli USA hanno introdotto un disegno di legge che vieta l’import per le merci prodotte nella regione cinese dello Xinjiang.
Ma la Cina non è rimasta a guardare ed ha iniziato a contrattaccare boicottando diversi marchi importanti occidentali, negando le notizie trapelate e sanzionando quattro entità britanniche e 9 individui per aver diffuso “menzogne“.
Nel mirino della Cina è finita la svedese H&M, che sta affrontando un duro boicottaggio a causa di una dichiarazione apparsa sul suo sito web dallo scorso settembre che esprimeva profonda preoccupazione per le notizie sul lavoro forzato nello Xinjiang. La tv statale cinese Cctv ha così invitato i consumatori cinesi al boicottaggio contro il famoso brand di abbigliamento, esortando esplicitamente tutti a non comprare i suoi capi.
Ma ci sono altre società finite sulla gogna, tra cui anche Burberry. Il caratteristico motivo scozzese è stato rimosso da un popolare videogioco cinese, mentre diversi attori e attrici cinesi hanno annunciato di aver concluso la loro collaborazione di sponsorizzazione con Nike.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: EPA PHOTO – DPA – STEPHAN JANSEN
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