
Il consumo è elevatissimo: nel 2020 il giro d’affari è stato di circa due miliardi
Il 2020 è stato l’anno dei record per il settore del gaming e, in generale, dei videogiochi. Costretti in casa a causa della pandemia, sono stati moltissimi i nuovi giocatori: la crescita del settore in Italia è tra le più alte d’Europa e, secondo Iidea, nell’anno del covid il giro d’affari sviluppato dai videogames nel Paese ha toccato i due miliardi e 179 milioni di euro, con una crescita del 21,9% rispetto al 2019.
Il risultato più alto lo ha avuto il software, con un giro d’affari di 1,7 miliardi di euro e una crescita del 24,8% anno su anno. In particolare il segmento digitale è passato dai 602 milioni del 2019 ai 799 milioni del 2020. Sono quei giochi che accoprano il digital download su console e pc e l’acquisto di applicazioni mobile.
Ma è stato un anno importante anche per le console: la nuova generazione di Microsoft, con la punta di diamante Xbox, e quella di Sony, con la Playstation 5 richiestissima, insieme a Nintendo Switch ha avuto un fatturato di 395 milioni di euro, il 6,9% in più dell’anno precedente.
Nonostante questi numeri e l’evidente entusiasmo del settore, in Italia non vi è corrispondenza tra consumo e produzione. Anzi: il rilievo del 2019 fatto da Iidea metteva in luce un settore che impiegava meno di 1.100 persone, per un fatturato complessivo tra i 50 e i 70 milioni di euro. Un settore in crescita dunque, ma che necessita ancora di una fase di stabilizzazione e consolidamento. «L’obiettivo principale di Iidea è sviluppare l’industria del videogioco nel nostro Paese. I dati confermano quanto gli italiani siano appassionati e assidui consumatori di videogiochi. Il valore aggiunto che portiamo a livello nazionale, anche in senso economico, è ormai una realtà solida. Manca però una produzione locale, che dia senso al fatturato del settore, di cui gli sviluppatori italiani costituiscono una porzione troppo piccola – hanno spiegato dalla società – come associazione, ci proponiamo di trovare fonti di finanziamento per i game developer italiani, fonti che siano accessibili nel modo più agevole possibile. Poco importa siano istituzioni, banche o privati: conta che si contribuisca a far partire un’industria, che per idee e contenuti, già oggi, non è seconda a nessuno».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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