
A rendere nota la cifra è il bilancio 2020 del gruppo milanese che ha deciso di valutare i reclami singolarmente
Continua anche nel 2020 la vicenda che ha visto coinvolto il Banco Bpm in merito ai diamanti da investimento venduti negli anni scorsi allo sportello, finiti al centro di un’inchiesta per truffa della Procura di Milano.
Come riportato dalla relazione di bilancio del 2020 dell’istituto di credito, alla fine dello scorso gennaio «risultavano pervenuti circa 23.700 reclami per un petitum complessivo di circa 700 milioni; di questi circa 1.300 hanno dato luogo a procedimenti civili che vedono la banca convenuta per un petitum complessivo pari a circa 64 milioni».
A differenza di quanto fatto dalle altre banche coinvolte (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei Paschi), Banco Bpm ha deciso non di rimborsare per intero i clienti che hanno presentato un reclamo ma di analizzare la situazione caso per caso. L’obiettivo riportato dallo stesso bilancio 2020 è quello di arrivare «al perfezionamento di transazioni che prevedono il mantenimento della proprietà della pietra da parte del cliente unitamente all’erogazione di un ristoro economico».
Come rilevato dal gruppo, sempre alla fine di gennaio 2021, risultavano reclami e contenzioni per un petitum superiore a 500 milioni di euro. La cifra però non corrisponde ai rimborsi effettivamente ricevuti dai clienti. Per avere un’idea di questi ultimi occorre soffermarsi su quanto Banco Bpm ha dovuto attingere dal fondo stanziato dal 2017 proprio per far fronte a queste richieste, e arrivato a 383,3 milioni. Nel 2020 sono stati drenati dal fondo 108 milioni, che sono così andati a sommarsi ai 115,5 milioni del 2019 e ai 33,1 del 2018. In totale, quindi, il fondo destinato alla questione diamanti è stato utilizzato per 256,6 milioni, che sembra proprio coincidere con la cifra che il gruppo milanese ha messo sul piatto per chiudere i contenziosi da 500 milioni. Pertanto, come spiegato dalla banca, al 31 dicembre 2020 l’ammontare complessivo del fondo disponibile per potenziali ulteriori azioni di rimborso è pari a 126,7 milioni, e nel corso dello scorso anno non si sono resi necessari adeguamenti.
Il bilancio 2020, inoltre, fornisce un aggiornamento sul procedimento penale presso la Procura di Milano. Nel febbraio 2019, infatti, al gruppo Banco Bpm erano stati notificati un decreto di sequestro preventivo per complessivi 84,6 milioni e un’informazione di garanzia per illecito amministrativo per il reato di presunto autoriciclaggio e per l’ipotesi di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Banco Bpm ora spiega che, nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari, la Procura ha contestato ad alcuni ex manager e dipendenti del Gruppo il reato di truffa aggravata, autoriciclaggio, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e corruzione tra privati. Già nel maggio del 2019 aveva rassegnato le dimissioni dal gruppo il direttore generale, Maurizio Faroni, che a febbraio dello stesso anno era già stato sospeso proprio perché coinvolto nella vicenda dei diamanti.
E a tal proposito, il bilancio segnala infine che a settembre 2020 la Procura di Milano ha notificato agli stessi ex manager e ad alcuni dipendenti del gruppo un avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito di un procedimento sempre relativo all’operatività in diamanti riferito al reato di truffa, che non modifica l’impianto accusatorio complessivo già reso noto in precedenza dall’autorità giudiziaria.
Sulla vicenda della vendita di diamanti allo sportello bancario era intervenuta nei mesi scorsi anche l’Antitrust, sanzionando gli istituti di credito coinvolti. A Banco Bpm era toccata una sanzione di 3,35 milioni, che però nei giorni scorsi è stata ridotta del 30% dal Consiglio di Stato.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: MATTEO BAZZI / ANSA
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